Fraciscio, oggi i funerali
di Emanuele Gianera

Intanto dall'Everest arriva via Facebook il messaggio di cordoglio di Marco Confortola e un altro alpinista, Gualtiero Colzada, ricorda con commozione l'amico e guida sul lavoro e nelle spedizioni alpinistiche

CAMPODOLCINO Oggi alle 15, nella chiesa di San Rocco, la Valle Spluga darà l'ultimo saluto a Emanuele "Lele" Gianera, la guida alpina di 55 anni scomparsa venerdì in un incidente in montagna. In questi tre giorni di dolore, centinaia di persone hanno manifestato la propria solidarietà alla famiglia di Gianera, volontario del Soccorso alpino e tecnico dell'elisoccorso.


Anche Marco Confortola dal campo base dell'Everest ha voluto salutare l'amico e collega della Valle Spluga attraverso la propria pagina di Facebook. «Carissimo, anche la Dea Madre (l'Everest ) ha trovato un modo molto particolare per salutarti. Ieri sera qui al campo base nevicava, quella neve leggera, bianca, soffice che tu ami tanto e ti ha regalato infinite soddisfazioni e ti ha permesso di disegnare linee perfette su tutte le piste d'Europa. Questa mattina al risveglio il paesaggio era magico, stupendo e in questo silenzio pieno di tanta amicizia, d'amore, volevo solo dirti che ci mancherai tantissimo... Ti voglio bene, ciao Lele. Marco».


Gualtiero "Teo" Colzada e "Lele" Gianera sono uniti da vent'anni di amicizia e di collaborazione. Sono stati vicini, legati alla stessa corda sia quando si andava in montagna per attività alpinistiche, sia quando si saliva in quota per lavorare, ad esempio nelle operazioni di messa in sicurezza di versanti a rischio. Contesti pericolosi, dove è necessario mantenere la calma anche di fronte a eventuali imprevisti.


«Abbiamo condiviso situazioni delicate, sia quando andavamo a scalare, sia durante quei lavori che le guide svolgono in montagna, ad esempio il disgaggio delle pareti rocciose - ricorda Colzada, guida della Val Codera -. Con Lele bastava uno sguardo per capirsi, era sufficiente guardarsi in faccia per comprendere come muoverci. Lui aveva una straordinaria capacità di dare tranquillità a tutti restando in silenzio, senza spendere parole. E quando c'era da lavorare non si risparmiava mai, aveva un'intelligenza pratica che al giorno d'oggi è sempre più rara».


Colzada prosegue il proprio racconto con la voce spezzata dalla commozione. «Lele ha avuto tantissime esperienze di alto livello, nella sua vita. Sugli sci era il più bravo, aveva un'eleganza leggera, dipingeva il pendio anche quando era ripidissimo. Aveva ricevuto in dono questo talento. Sentire i suoi racconti era sempre un'esperienza avvincente. Oggi molte persone tendono a enfatizzare le proprie narrazioni, Lele invece ci metteva sempre modestia, pacatezza, anche quando i suoi ricordi erano particolari. Era una persona unica. Ci mancheranno le sue esperienze, mancherà a tutti».

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