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Sabato 09 Marzo 2013
Cinghiali radioattivi in Valle
Ora scattano tutti i controlli
Nessun allarme ancora, anche perché «al momento non abbiamo dati, ma alla luce di quanto successo in Piemonte, è il caso che parta qualche verifica anche sui nostri territori»
Sondrio - «Al momento non abbiamo dati, ma alla luce di quanto successo in Piemonte, è il caso che parta qualche verifica anche sui nostri territori».
Giorgio Varisco, direttore sanitario dell'Istituto zooprofilattico sperimentale della Lombardia e dell'Emilia Romagna, da cui dipende anche la sezione di Sondrio, commenta così il caso che sta suscitando clamore e preoccupazione in Piemonte. Tracce di cesio 137, un isotopo radioattivo rilasciato tra l'altro nel 1986 dalla centrale di Chernobyl, sono state trovate in decine di cinghiali dei boschi della Valsesia, in provincia di Vercelli.
I cinghiali sono animali sentinella delle condizioni di inquinamento dei territori in cui vivono, perché forniscono informazioni precise grazie ad un certo modo di sfruttare l'ambiente. Proprio per questo la "scoperta" avvenuta nel Vercellese ha attirato anche l'attenzione degli operatori in provincia di Sondrio dove il numero di cinghiali non è irrilevante, viste le campagne di abbattimento cui la Provincia ha dato avvio per arginare la presenza e la moltiplicazione di questa specie non autoctona. Se ai danni che i cinghiali provocano si aggiunge anche il pericolo di una contaminazione, si capisce l'importanza di intervenire per capire se anche in provincia e in Lombardia questi animali possano aver in sé tracce significative di cesio.
«Al momento non sono state fatte indagini per le malattie da sostanze radioattive sui capi, anche se abbiamo un laboratorio attrezzato per poterle fare - spiega Varisco - Alla luce di quanto successo in Piemonte vedremo se possibile fare qualche verifica per capire se il problema è localizzato solo in quell'area oppure no. Ritengo, però, che sia opportuno che il Ministero disponga un'indagine omogenea».
«Il cesio 137, l'isotopo fuoriuscito dal reattore esploso dall'incidente di Chernobyl e caduto sui territori italiani, è infatti ancora presente in molti terreni - dichiara il vicepresidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani - e può concentrarsi in alcune specie vegetali e animali, come funghi e selvaggina. Per questo, è importante stringere la maglia dei controlli anche sui prodotti alimentari, perché la vicenda dei cinghiali ci ricorda che la coda avvelenata del disastro di Chernobyl non si è ovviamente esaurita».
Di fronte all'allarme "cinghiali radioattivi" secondo la Confederazione italiana agricoltori, bisogna agire immediatamente.
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