Homepage / Sondrio e cintura
Lunedì 07 Gennaio 2013
Centro faunistico, salvati
200 fra ricci, lepri e caprioli
Tutti gli animali ricoverati sono stati salvati. Oltre duecento fra uccelli, caprioli, perfino ricci: un pronto soccorso degli animali rimasti vittime spesso di incidenti, trappole o incuria e poi trovati nei boschi in difficoltà. La loro speranza e la loro salvezza si chiama Centro faunistico di Ponte in Valtellina al suo bilancio annuale
Ponte in Valtellina - Tutti gli animali ricoverati sono stati salvati. Oltre duecento fra uccelli, caprioli, perfino ricci: un pronto soccorso degli animali rimasti vittime spesso di incidenti, trappole o incuria e poi trovati nei boschi in difficoltà. La loro speranza e la loro salvezza si chiama Centro faunistico di Ponte in Valtellina. Ecco, qui la mortalità degli animali ricoverati, un area grande due ettari e mezzo, quest'anno è stata zero. E ogni anno sono circa 200 gli animali che vengono portati nella struttura di proprietà della Provincia di Sondrio, perché feriti, ammalati, abbandonati.
È un centro in crescita dal punto di vista dell'accoglienza e della promozione della sua immagine quello presente da una trentina d'anni a San Bernardo. Nato come allevamento di lepri per una decina di anni, vent'anni fa è iniziata l'assistenza agli animali selvatici recuperati in provincia. Dopo due gestioni, è subentrata quella di Crios Redaelli, che ha sempre sognato di lavorare con gli animali.
Con alle spalle la scuola forestale, un lavoro da boscaiolo e una passione per la fauna, Crios ha dato nuovo impulso al centro sia grazie al suo impegno non stop sia grazie alla consulenza del preparatissimo centro Il Pettirosso di Modena (4mila interventi all'anno).
Redaelli, in pratica, si prende cura degli animali che vengono portati alla struttura pontasca dove un veterinario dell'Asl (la cui presenza è fissata da una convenzione fra Azienda sanitaria e il centro provinciale) li medica o li sottopone ad interventi chirurgici.
«Lavoro con 200 animali all'anno che vengono portati feriti da chi li trova nei boschi - spiega -. L'obiettivo è di curare gli animali per poi rilasciarli nella natura. Abbiamo qualche capriolo: alcuni verranno rilasciati in primavera, due hanno le zampine amputate perché sono finite sotto la falciatrice del fieno e, dunque, sarà difficile poterli "restituire" al bosco. Ho allevato anche alcuni ricci, allattandoli con il biberon ogni due ore per un mese intero. Arrivano merli e tanti uccelli, fra cui un piccolo di falco pecchiaiolo caduto da un nido in Valgrosina. In questo caso l'ho allevato, l'uccello ha imparato a volare e l'ho rilasciato. Tante anche le poiane su cui facciamo interventi chirurgici, essendo specie protetta. In questi giorni c'è stata una capriola che aveva rotto le zampe, le abbiamo messo i ferri e fra una quindicina di giorni la rilasceremo. Fondamentale è il confronto con il centro di Modena da cui ho preso spunto per i recinti e il metodo di allattamento oltre alla qualità del latte».
<+tondo>Un'assistenza specializzata, dunque, che gode ora anche di una struttura più funzionale. È stato rifatta, infatti, l'infermieria, sono stati costruiti tre nuovi recinti (prima era un unico recinto diviso in due) in modo da dividere gli animali non liberabili da quelli che saranno rilasciati.
© RIPRODUZIONE RISERVATA