Finita la cassa integrazione
Posti a rischio nelle piccole

Se il 2012 è stato l'anno terribile dell'economia valtellinese, quello nuovo non promette niente di buono. Non hanno dubbi i segretari generali di Cisl e Cgil, Mirko Dolzadelli e Giocondo Cerri. Che fanno un'analisi dettagliata delle prospettive

Sondrio - Se il 2012 è stato l'anno terribile dell'economia valtellinese, quello nuovo non promette niente di buono. Non hanno dubbi i segretari generali di Cisl e Cgil, Mirko Dolzadelli e Giocondo Cerri.


L'elenco delle aziende in difficoltà e dei settori a rischio è lunghissimo, e la conferma emerge dando solo uno sguardo alla mappa elaborata dalla Camera del lavoro di Sondrio e che diffonde ogni tre mesi. E anche per la Cisl la situazione è molto complicata.


«Il 2013 rischia di essere l'anno peggiore della crisi - spiega Dolzadelli -. Dopo cinque anni siamo di fronte al pericolo di esaurimento di ammortizzatori sociali. Al momento in Valtellina non riguarda grosse imprese, ma in diverse realtà siamo al limite con l'utilizzo della cig. E attenzione: i guai non riguardano solo le aziende più grandi, soffrono soprattutto le piccole che hanno finito la cassa in deroga e intravedono i licenziamenti o la necessità di chiudere i battenti». Il segretario della Cisl passa all'analisi dei settori. «Nel manufatturiero ci sono grandi incognite sul portafoglio ordini. Per le fabbriche con la vocazione all'export va meno peggio, ma è tutto in divenire. Coloro che lavorano per il mercato interno soffrono. L'elenco delle realtà in difficoltà è lungo, basti pensare a Dresser, Cranchi, Riello e Drive Technology, senza dimenticare il tessile e le preoccupazioni per l'agroalimentare che finora ha tenuto. Non siamo di fronte a una crisi che riguarda soltanto l'industria e dell'edilizia. Anche il commercio e il turismo sono in difficoltà». I problemi sono chiari, insomma, ma dei primi possibili rimedi proposti dalla Cisl non c'è traccia. «Al momento le idee di sviluppo per il futuro - ad esempio la green economy o la filiera bosco-legno - hanno ancora un valore marginale. In molti casi siamo legati soltanto al vecchio. Non vedo la ripartenza; se tutto va bene toccheremo il fondo per poi ripartire nel 2014. Intanto dobbiamo lavorare per rafforzare la bilateralità, la partecipazione, la contrattazione di secondo livello come stimolo della produttività a un welfare integrativo in grado di rispondere alle esigenze della cittadinanza».


Neanche in casa Cgil c'è spazio per l'ottimismo.


Secondo i dati della Camera del lavoro, nel 2012 si sono registrati 900 licenziamenti e si sommano ai circa 5.000 lavoratori che hanno già perso il posto.


«I dati e le indicazioni delle nostre categorie ci dicono che il 2013 sarà purtroppo segnato da un probabile ulteriore peggioramento di una situazione già critica - rileva Cerri -. Siamo in una crisi profonda, non c'è alcuna crescita e non si vedono luci in fondo al tunnel. Non le vedono né i tanti lavoratori licenziati o in cassa integrazione, né i giovani senza lavoro e prospettive. Se non gestiamo questa situazione, rischiamo la deindustrializzazione di intere aree e la trasformazione dei nostri centri storici per la continua chiusura dei negozi».

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