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Lunedì 01 Ottobre 2012
Confortola al nuovo successo
Conquista l'Himalaya della tragedia
Era partito in sordina alla conquista del suo settimo Ottomila, e ce l'ha fatta. Marco Confortola, 41 anni, di Valfurva, alpinista professionista, ha raggiunto ieri mattina, alle 9 ora del Nepal, la cima del Manaslu (8163 metri), in Himalaya. Lo ha fatto insieme al suo sherpa di fiducia, Pasang, che lo accompagna da anni su e giù per le vette himalayane e che era al suo fianco anche durante la tragedia del K2.
Santa Caterina Valfurva - Era partito in sordina alla conquista del suo settimo Ottomila, e ce l'ha fatta. Marco Confortola, 41 anni, di Valfurva, alpinista professionista, ha raggiunto ieri mattina, alle 9 ora del Nepal, la cima del Manaslu (8163 metri), in Himalaya. Lo ha fatto insieme al suo sherpa di fiducia, Pasang, che lo accompagna da anni su e giù per le vette himalayane e che era al suo fianco anche durante la tragedia del K2.
Una conquista, la sua, condivisa anche con alpinisti di altre spedizioni internazionali, che giunge esattamente sette giorni dopo il disastro occorso ai colleghi alpinisti rimasti vittime della valanga staccatasi dalla parte alta del Manaslù, intorno alle 4.30 di notte, e tale da cancellare il Campo 3 e interrompere il sogno di conquista di un altro alpinista italiano, seppur non professionista, ma molto bravo e molto vicino alla nostra valle, qual era, Alberto Magliano.
Ed è in suo ricordo, certo, e di tutti i colleghi morti con lui, che Marco Confortola, in quel momento nella sua tenda al Campo Base, ha voluto insistere nel suo proposito di conquista della vetta, ritornando sulla montagna e stabilendosi al Campo 4 prima di tentare l'ascesa finale. «Sono felice perché Marco, dopo tutto quello che gli è successo sul K2, dopo aver perso per congelamento tutte le dita dei piedi, ce l'ha fatta ancora - commenta Luciano Bongiolatti, amico di Confortola, presidente della sottosezione Cai di Berbenno, due volte in Nepal per trekking e a caccia di due 6mila - . Ci tengo a sottolineare la sua tenacia e la sua determinazione perché siano di esempio ai giovani, cui lui tiene molto, affinchè non si scoraggino di fronte alle difficoltà. Quella di Marco per la montagna è una passione, molto, troppo criticata. Qualcuno lo prende per bullo perché è un tipo simpatico, semplice. Invece, no, è bravo e forte. Tutto qui. E sono contento per questo suo settimo Ottomila, che dimostra tutta la sua professionalità».
Confortola, che nella stessa giornata di ieri ha ridisceso la montagna raggiungendo il Campo Base intorno alle 20 ora del Nepal, ha dedicato la sua settima impresa in Himalaya all'amico Marco Simoncelli, il motociclista morto in pista solo pochi mesi fa cui era molto legato.
Con un pensiero particolare per Alberto Magliano e i morti della valanga tanto più considerato che sia Magliano sia Silvio Mondinelli e Cristian Gobbi, al momento della tragedia, si trovavano a campeggiare nelle due tende allestite al Campo tre poche ore prima proprio da Confortola.
«Questa volta, però, Marco ha saltato il Campo 3 proprio perché divenuto troppo pericoloso, portandosi subito al quarto - afferma Bongiolatti -. Era raggiante in vetta considerati i due tentativi falliti su altrettanti Ottomila himalayani, perché a maggio aveva dovuto mollare la presa sul Dhaulagiri e l'hanno scorso aveva dovuto ritirarsi anche dalla salita al Lhotse, in entrambi i casi per problemi legati al freddo. Ma il suo desiderio di respirare aria sottile l'ha riportato in vetta. Ora lo attendiamo a casa e lo inviteremo senzaltro a Berbenno ospite della nostra sezione Cai».
Ne avrà di cose da raccontare Confortola, a suo ritorno. Ieri ha annunciato l'arrivo in vetta ai suoi famigliari e sponsor, poi, è ridisceso subito a valle, come un fulmine, quando la discesa rappresenta la fase più pericolosa dell'impresa, e giunto al Campo Base si è chiuso in tenda sfinito dalla fatica e vinto dal sonno. Sono passati quattro anni da quella tragica avventura, ma Marco, ha rilanciato. E ha vinto ancora, il "Selvadek".
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