A Lampedusa prime navi per i profughi
Libia: raid fermi, contrattacco del rais

Per Lampedusa potrebbe essere la giornata delle prime partenze di masa dei profughi, portati dalle navi verso i siti in varie partti d'Italia. Nell'isola arriva Berlusconi. Ma è emergenza al confine con la Francia, gli immigrati - respinti - si ammassano a Ventimiglia. Polemica Frattini-commissaria Ue sui fondi a disposizione.
In Libia le forze di Gheddafi, contando sulla sospensione momentanea dei raid aerei, si sono riprese il polo petrolifero di Ras Lanuf. La Coalizione studia come costringere Gheddafi all'esilio.



MERCOLEDI' 30 MARZO - 12°

Le truppe di Gheddafi si sono riprese  il polo petrolifero di Ras Lanuf respingendo i ribelli verso Brega. Dalla conferenza di Londra è emersa la strategia di costringere il Colonnello ad andare in esilio: mete indicate il Venezuelo o il Sudan. Per costringerlo la strategia è quella d'intensificare i raid aerei - sospesi in questi giorni di trasferimento dei poteri alla Nato -  attaccando anche le sue truppe a terra. Stati Uniti e Francia stanno studiando la possibilità di armare i ribelli con mezzi più adeguati, ma la Russia si oppone fermamente. La nato lancia l'allarme: infiltrazioni di al Qaeda tra i ribelli.
A Lampedusa è la giornata cruciale per il trasferimento dei seimila profughi. Sono in arrivo sei navi passeggeri, il problema ora si sposta sui siti dove saranno trasportati. A Manduria, in Puglia, è tensione nella tendopoli allestita, ma ovunque il problema sono le fughe dai centri. Oggi a Lampedusa arriva il premier Silvio Berlusconi. Intanto è scontro tra Frattini - che accusa l'Europa di non farsi carico del problema e di contribuire in maniera ridotta - e la commissaria Ue Malmstrom secondo cui l'Italia può disporre di abbastanza fondi comunitari e deve solo spenderli. Tensione anche con la Francia che ha sigillato i confini a Ventimiglia, visto che la grande maggioranza dei migranti- soprattutto tunisini - vuole raggiungere il Paese di sarkozy: così la cittadina ligure rischia presto di trasformarsi in una Lampedusa bis.


MARTEDI' 29 MARZO - 11° GIORNO

Sempre più emergenza profughi a Lampedusa dove la popolazione sta alzano i toni della protesta, sostenuta soprattutto dalle donne. I profughi sono ormai più di seimila, il cibo non basta per tutti, si rischia la rivolta. Nel governo e con l'opposizione è polemica dura sui ritardi nel mettere a punto una strategia per distribuire i  migranti. Molti comuni e alcune regioni si oppongono, il leader della Lega Bossi è finito al centro delle polemiche dopo una sua invettiva offensiva contro gli stranieri: "fora di b..." ha detto. Annunciate per domani sei navi per svuotare lampedusa.
Sul piano militare la Conferenza di Londra fra i ministri degli esteri studia le possibilità di mandare in esilio il rais. Sul terreno però le sue truppe sono al contrattacco e hanno ripreso Sirte.


LUNEDI' 28 MARZO - 10° GIORNO

Lampedusa è al collasso e la rivolta della popolazione è quasi un fatto concreto. Ormai i migranti sono più della popolazione, oltre 5 mila e altri continuano a arrivare. Il ministro Maroni sta cercando di mettere a punto il piano per i 13 siti nazionali dove distribuire i profughi, ma si scontra con l'opposizione di molti enti locali. Anche la situazione sanitaria nell'isola è sempre più precaria.
In Libia i ribelli festeggiano la conquista di Sirte, città del rais, ma le loro posizioni sono deboli



DOMENICA 27 MARZO -
9° GIORNO

In Libia si continua a combattere. Le forze antigovernative hanno
riconquistato la strategica città di Brega, nella Libia orientale, e
successivamente avanzando verso ovest, hanno raggiunto Uqayla, prima di
conquistare il principale terminal petrolifero libico di Ras Lanuf.
Con l'arrivo poi dei ribelli a Ben Jawad, tornano sotto il loro
controllo tutti i maggiori terminal petroliferi del settore orientale
della Libia (Es Sider, Ras Lanuf, Brega, Zueitina e Tobruk). I ribelli
libici si dicono inoltre pronti a esportare petrolio «in meno di una
settimana» e in grado di produrre «dai 100.000 ai 130.000 barili al
giorno» ha annunciato un portavoce, dopo la conquista degli impianti e
dei terminal a sud di Bengasi.Le truppe fedeli a Gheddafi sono state inoltre costrette ad abbandonare Sirte, la città natale del Colonnello.



SABATO 26 MARZO - 8° GIORNO

I ribelli, come avevano promesso, hanno riconquistato Ajdabiya e le truoppe del Colonnello sono in ritirata verso il terminal petrolifero strategico di Brega che avevano ripreso una decina di giorni fa. I raid alleati sono fanno più intensi e le truppe lealiste al fronte hanno sempre meno rifornimenti e sono costantemente sotto attacco dal cielo - dagli aerei della Coalizione- e da terra - dai rivoluzionari -. Gheddafi ha ripreso ad attaccaare Misurata nell'ovest che però resiste. Sul piano diplomatico è frizione tra Parigi e Roma su un piano per risolvere la crisi. Intanto si infiamma ancora il Medio Oriente: morti e proteste sempre più estese in Siria, scontri e vittime anche in Giordania e nello Yemen l'opposizione torna in piazza. A Lampedusa i profughi saranno poratti via con i traghetti civili ed è arrivata una nave cisterna per rifornire d'acqua l'isola

VENERDI' 25 MARZO - 7° GIORNO

Accordo raggiunto per la guida militare della Nato anche se non mancano contraddizioni e dubbi sul reale indirizzo politico. Ma Gheddafi non si ferma ancora, attacca ancora Misurata e la bombarda. Decine i civili feriti, per i ribelli i morti dall'inizio della battaglia sono oltre 8 mila. Per americani e francesi i lealisti arretrano, sono in difficoltà ad Ajdabiya. Secondo Parigi le operazioni dureranno settimana, non mesi. Ma il Colonnello resta ancora forte, grazie ai mercenari che arrivano dal Ciad e dal Sudan, attraverso il deserto e le armi che il regime riceve dall'Est Europeo attraverso i porti di Valona e del Montenegro, ma anche dal Marocco, dall'Iran e dalla Siria. Sempre drammatica la situazione dei profughi a Lampedusa, tanti ne partono, tanti ne arrivano. Per ora una parte è stata trasferita in Sicilia, a Mineo tra le proteste della popolazione. Non sono ancora iniziate le operazioni di distribuzione nel resto del Paese. L'Onu parla di 250 mila profughi libici che potrebbero partire presto, dalla Ue invito a tutti i Paesi ad essere solidali con l'Italia

GIOVEDI' 24 MARZO - 6° GIORNO

 Non si fermano i combattimenti in Libia. Da un lato le incursioni aeree delle forze armate della coalizione anti-Gheddafi, dall'altro gli scontri tra i miliziani del regime del dittatore libico e gli insorti. Nuovi raid aerei hanno colpito tra l'altro, anche Tajura, uno dei sobborghi di Tripoli. La coalizione internazionale ha condotto intensi raid aerei anche sulla città di Sabha, 750 km a sud di Tripoli, feudo della tribù a cui appartiene Gheddafi. Un jet francese ha poi abbattuto un aereo militare libico che aveva violato la no-fly zone. Lo ha riferito la tv ABC sul suo sito.
Alcuni ufficiali dell'esercito fedele al leader libico Muammar Gheddafi hanno mostrato ai giornalisti presenti a Tripoli 18 corpi carbonizzati, in un ospedale della capitale. Secondo quanto riferito, si tratterebbe di militari e civili rimasti uccisi nei bombardamenti compiuti giovedì dalle forze della coalizione internazionale.
 La cancelliera tedesca Angela Merkel ha chiesto un «embargo petrolifero completo» contro la Libia, oltre ad «ampie restrizioni al commercio» del Paese. «Spero che alla fine troveremo una posizione comune su questo punto», ha detto la Merkel durante un intervento al Bundestag riferendosi al consiglio europeo di Bruxelles. Intanto fonti dell'Alleanza hanno confermato che il comando delle operazioni militari in Libia passerà sotto la bandiera Nato nei prossimi giorni, sicuramente entro lunedì o martedì.

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