Ponte crollato sulla Super 36
Nessuno pensa a ricostruirlo

Anas non risponde alle richieste delle associazioni di categoria che chiedevano almeno la realizzazione di un ponte provvisorio in ferro

Le associazioni di categoria invocano «almeno un ponte in ferro», per rimpiazzare quello di Annone sulla Superstrada 36 Milano-Lecco, crollato il 28 ottobre scorso; nell’audizione in Regione, che si è svolta l’altro ieri in commissione Territorio, erano presenti le Camere di commercio di Lecco e di Como, Confindustria e Confartigianato; la loro è una delle richieste cadute, per intanto, nel vuoto: da parte di Anas, principale convitata al tavolo, non è stata espressa contrarietà all’ipotesi, ma nemmeno assenso; alle sollecitazioni è stato contrapposto, piuttosto, un muro di silenzio che potrà infrangere solo l’incontro del 14 febbraio prossimo a Roma, fissato nella sede del ministero delle Infrastrutture.

Nessuna certezza

A oggi, a quattro mesi esatti dal crollo del ponte di Annone, non c’è alcuna certezza sulla ricostruzione; anzi, col passare del tempo sembrano venire meno i punti inizialmente dati per fermi, tanto più dopo il trasferimento del dirigente, Giuseppe Ferrara, che sino allo scorso dicembre era capo compartimento della Lombardia e col quale si erano sempre interfacciati i Comuni. Come riferito dal vicesindaco di Suello, Angelo Valsecchi (presente in audizione) «Anas, oggi, non esprime né contrarietà, né consensi: dice di essere in attesa, se il ministero le affiderà l’incarico, se stornerà risorse da altre opere o se metterà a disposizione un nuovo budget specifico per affrontare le criticità di questo tratto di statale 36, cioè dei viadotti di Annone e di Civate», quest’ultimo, notoriamente chiuso al transito da novembre.

Com’è noto, l’audizione dell’altro giorno ha portato la commissione regionale a «sollecitare la Giunta ad aprire un confronto con gli enti interessati, per trovare una soluzione alla ricostruzione del ponte di Annone e la riapertura del cavalcavia in località Isella di Civate», impegno assunto, in particolare, dal consigliere lecchese, e vicepresidente, Mauro Piazza (di Lombardia Popolare): «La Regione – afferma - deve rendersi protagonista, creando un tavolo dove ci si confronti seriamente sui passi da fare, individuando anche una mappa dei percorsi alternativi sicuri, al momento utilizzabili per i trasporti di natura industriale».

Per Federico Murrone, delegato di Anas, si tratta invece di «individuare con precisione, nel prossimo incontro del 14 febbraio a Roma, le competenze e i soggetti attuatori, definendo le risorse economiche disponibili».

Intollerabile incertezza

Un’incertezza intollerabile, per il direttore generale di Confindustria Lecco, Giulio Sirtori: «La questione investe il collegamento tra due province, quella di Lecco e Como, con un tessuto produttivo ed economico che merita risposte chiare e celeri sia da parte di Anas, sia del Governo»; Sirtori, in Regione, è tornato l’altro giorno a lamentare «danni economici ingenti per il ritardo nella ricostruzione e nella verifica delle infrastrutture». La «necessità di tempi certi e celeri» è risultata condivisa da tutti i gruppi politici e la «soluzione provvisoria, nel caso i tempi si allunghino», viene caldeggiata in particolare dall’ex sindaco di Oggiono, oggi consigliere regionale del Pd, Raffaele Straniero. Sulla tempistica, i sindaci del territorio si interrogano confusi.

«Pensiamo che l’incontro del 14 febbraio a Roma sarà risolutivo, tuttavia – osserva Angelo Valsecchi, da Suello – lascerà sul piatto problematiche pressanti, che sicuramente troveranno risposta solo a lungo termine».

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