Pedalando nei Balcani: viaggio alla scoperta di territori, volti e storia

La presentazione in biblioteca a Sondrio del reportage dato alle stampe da Lorenzo Gambetta. «La bici ti consente di presentarti in maniera “neutrale”»

Mille scatti e altrettanti chilometri (o forse qualcuno in meno degli uni e in più degli altri) ma Jugo-bike “In bicicletta in Bosnia, Croazia, Serbia” (Infinito Edizioni) è “in onda”.
Il volume che, dalla sua mtb, il morbegnese Lorenzo Gambetta, nel suo girovagare per i tre Paesi ha dato alle stampe, racconta di vallate, cascate, pianure sconfinate, campi di grano, locande antiche, case rurali, campanili di ogni foggia.
La presentazione del libro è stata lunedì 9 alla biblioteca Pio Rajna del capoluogo, davanti a un folto pubblico, preceduta dai saluti dell’assessore alla Cultura, educazione e istruzione del comune di Sondrio, Marcella Fratta e moderato da Chiara Del Curto, già coordinatrice Utl (Unità tecnica locale di cooperazione) presso l’Ambasciata d’Italia a Sarajevo.
Un percorso anche storico, quello effettuato dall’autore, nei Balcani che, dopo Tito, hanno vissuto momenti drammatici (e ancora parecchio resta); non a caso una delle raccomandazioni sentite spesso nel suo girovagare è stata quella di stare lontano dai sentieri non battuti, dai boschi, perché ci sono ancora parecchie mine in giro. «Rigorosamente in mtb - ha confermato Lorenzo Gambetta - con l’intento di riscoprire il senso profondo del viaggio; viaggiare “senza dovere arrivare a destinazione”, ma vivere quello che ci separa dalla destinazione. Vedere il mondo e le persone che lo popolano, i territori che si attraversano. La bicicletta è uno strumento che ti consente di presentarti in maniera “neutrale”, indifesa, a braccia aperte e questo permette di entrare in dialogo con le persone, metro per metro. Jugo-bike condensa le esperienze di due viaggi, uno fatto nel 2016 (da Zagabria a Sarajevo) e l’altro nel 2018 (da Zagabria a Belgrado); in realtà ho sostenuto più viaggi nei Balcani, ma ho condensato, nel libro, queste due esperienze. Con le bici, nei boschi, non ci si va, quindi il pericolo mine è circoscritto, ma abbiamo sempre seguito le direttive principali: strade asfaltate, anche bianche, evitando i sentieri (anche perché con la non conoscenza del territorio, segui la saggezza)».

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