Il papà di “Nico”: «Deluso dalla giustizia
Per me è una coltellata alla schiena»

Rabbia a Mese per gli sconti di pena ottenuti dall’assassino di Nicola Della Morte. «Era il nostro unico figlio, generoso e impulsivo... l’ergastolo lo stiamo scontando noi»

«Ho aspettato 18 mesi e invece di giustizia ho avuto una coltellata alla schiena». Parole durissime quelle di Remo Della Morte, che venerdì ha appreso i contenuti della sentenza di condanna a 15 anni e 6 mesi per Daniele Ventriglia, l’assassino del suo unico figlio, Nicola. Si conclude così la vicenda consumatasi a Ottava, borgata di Sassari, tra il 27 e il 28 maggio dello scorso anno.
La sentenza di venerdì scorso è stata accolta con delusione e rabbia dal padre e dalla madre Patrizia. «Non ho più nessuna fiducia nella giustizia italiana – commenta addolorato Remo – e nemmeno nello Stato, che ci ha lasciati soli. Sono schifato da una giustizia che ho rispettato e che mi ha dato un colpo durissimo. Questa persona meritava una pena maggiore. Non ci aspettavamo che il giudice arrivasse addirittura ad abbassare la pena richiesta dal pubblico ministero». Il pm Maria Paola Asara di anni (considerato lo sconto di un terzo della pena previsto per chi viene processato, come in questo caso, con rito abbreviato) ne aveva chiesti 16. Il gup non ha ritenuto ci fosse stata premeditazione e ha concesso, invece, a Ventriglia (ventiseienne di Sassari) l’attenuante di aver aiutato gli inquirenti durante le indagini. Essenzialmente a ritrovare l’arma del delitto. Uno dei due coltelli, da 24 e 32 centimetri di lama, che Ventriglia aveva con sé. «Troviamo perlomeno discutibile sia la scelta di escludere la premeditazione sia quella di concedere le attenuanti generiche – spiega la Ileana Della Morte, cugina di Nicola, che ha seguito tutta la vicenda in prima persona - . Sapevamo che con il rito abbreviato a quel punto la pena si sarebbe giocata tra i 14 e i 18 anni, ma mai avremmo pensato ad una condanna a una pena inferiore a quella richiesta dall’accusa. Ci teniamo a ringraziare i nostri avvocati, Vito Zotti e Marco Costa e le loro assistenti Giulia e Giuditta, che sono stati la nostra voce. Persone splendide dal punto di vista professionale e morale». Il pentimento di Ventriglia per Remo e Patrizia Della Morte sarebbe solo di facciata, tra richieste di riconoscimento di infermità mentale, non ottenuta, e lettere mandate alla stampa sarda.
La paura è che 15 anni e mezzo siano una pena solo sulla carta. Tra sconti e buona condotta, insomma, la famiglia Della Morte teme che tra pochi anni Ventriglia possa tornare libero: «Non sarebbe la prima volta. In Italia funziona così. L’ergastolo lo stiamo scontando noi. Purtroppo – conclude il padre Remo – mio figlio ha preso il mio carattere. Grande generosità ma anche impulsività. Se avesse avuto il carattere di sua madre sarebbe ancora vivo. Nicola quella sera è intervenuto per difendere la sua ragazza. Per questo sono orgoglioso di lui e lo sarò sempre. Ora su questa vicenda vogliamo che cali il silenzio e che Nicola possa riposare in pace».
“Nico” continuerà a essere ricordato in valle con l’appuntamento primaverile del memorial a lui intitolato.
La prima edizione ha ottenuto un successo clamoroso, a dimostrazione di come il giovane fosse ben voluto in valle. Un torneo di calcio che avrà sempre finalità benefiche: «Vogliamo che da un fatto orribile possano nascere germogli di bontà» conclude Ileana Della Morte.

Nicola Della Morte si era trasferito in Sardegna per seguire la compagna Eleonora Sanna. Un trasferimento non ancora forse definitivo, anche se la strada sembrava tracciata. Sull’isola aveva aiutato la famiglia della ragazza ad aprire il bar del circolo della locale squadra di calcio, la Polisportiva Ottava, per la quale ormai militava. Tanto da essere un idolo della tifoseria locale. Un “bomber” vero (in passato aveva giocato anche nelle fila della Colico Derviese) che aveva contribuito a portare la squadra ai play-off per salire di categoria. La sera del 27 maggio si trovava nel locale, quando ad un certo punto era entrato Ventriglia, che aveva infastidito le donne della famiglia Sanna, tra insulti e minacce. Uno screzio che andava avanti da tempo. Della Morte aveva difeso la fidanzata invitando Ventriglia a lasciare il locale. Fuori dallo stesso la coltellata al cuore, improvvisa e che non ha lasciato scampo al ventitreenne impiantista idraulico di Mese. Ventriglia era stato trovato e fermato a bordo di un’auto alcune ore più tardi, mentre asseriva di stare per costituirsi. Da quel momento si è aperta la pagina giudiziaria della vicenda. Durata fino alla sentenza di venerdì del giudice per le udienze preliminari di Sassari Michele Contini. Ventriglia, reo confesso, ha ottenuto uno sconto di pena di un terzo per via del rito abbreviato.

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