I politici tuttologi che parlano a caso

In una scena memorabile di “Sogni d’oro”, film pesante, irritante e a tratti insopportabile, ma, come quasi sempre in Nanni Moretti, con le stigmate del genio, il protagonista si scaglia contro due amici tuttologi: «Tutti si sentono in diritto, in dovere di parlare di cinema. Tutti parlate di cinema, tutti! Parlo mai di astrofisica, io? Parlo mai di biologia, io? Parlo mai di neuropsichiatria? Parlo mai di botanica? Parlo mai di algebra? Io non parlo di cose che non conosco! Parlo mai di epigrafia greca? Parlo mai di elettronica? Parlo mai dei ponti, delle dighe, delle autostrade? Io non parlo di cardiologia! Io non parlo di radiologia! Non parlo delle cose che non conosco!».

La sequenza è profetica, soprattutto se pensiamo che il film è del 1981 e che invece sembra contemporaneo nel fare a pezzi la sedicente cultura digitale che, come scriveva Eco, ha permesso a legioni di imbecilli, che prima se ne stavano a berciare in fiaschetteria senza fare danni alla collettività, di avere lo stesso diritto di tribuna di un premio Nobel. Per non parlare della categoria a cui appartiene chi scrive questo pezzo, che del parlare di tutto, su tutto e dappertutto senza sapere una mazza di quello che dice ha fatto il suo marchio di fabbrica. Ma fin qui, tra ubriachi e giornalisti, poco male. Sono categorie marginali. Il fatto diventa grave quando invece si passa ai politici, cioè a quelli che hanno in mano le sorti della patria e che dovrebbero essere molto, ma molto migliori di noi popolo bue, più colti, più intelligenti, più maturi, più profondi, più prismatici. Così dovrebbe essere, in un paese serio. E invece, eccoci qui.

L’ultimo episodio, da una parte deprimente, dall’altra davvero comico, che certifica l’ignoranza crassa che alberga nelle menti di chi ci governa - ma quelli di sinistra non pensino di essere migliori - è la grottesca polemica sul direttore del Museo Egizio di Torino, Christian Greco. La fredda cronaca. Un assessore regionale di Fratelli d’Italia, Maurizio Marrone, ha chiesto di non affidare un secondo mandato al direttore, a suo avviso non abbastanza qualificato, ed è stato subito supportato dal vicesegretario della Lega, Andrea Crippa, secondo il quale Greco è “un direttore di sinistra che ha gestito il museo in modo ideologico e razzista contro gli italiani e i cristiani”, visto che fa entrare gratis solo i musulmani. Roba forte.

Peccato che l’accusa, che tra l’altro ripesca una vecchia iniziativa del 2017, non sia vera e che la tesi sostenuta dai due sia talmente risibile, superficiale e demagogica che non solo Giordano Bruno Guerri, intellettuale di destra di vaglia e ottimo direttore del Vittoriale, in pieno accordo con Vittorio Sgarbi, l’ha ridicolizzata chiedendo a Crippa di smetterla di dire cretinate, ma addirittura lo stesso ministro Sangiuliano - che non è precisamente Giovanni Gentile - ha ricordato il grande curriculum di Greco, i suoi formidabili risultati di pubblico e ha escluso ogni ipotesi di rimozione.

Ora, tornando sul pianeta terra, quella pensata dal direttore era una normalissima e oggettivamente interessante operazione di marketing culturale, che era innanzitutto limitata a soli tre mesi e soprattutto - e qui casca il somaro - non era affatto rivolta ai musulmani, ma a tutti i cittadini di lingua araba, nel tentativo di allargare la fruizione del museo a fasce di popolazione escluse, per evidenti questioni sociali ed economiche, dal mondo della cultura. Si può dire anche così: “Aumentare la quota di mercato”. Ma qui il problema inizia a diventare complesso, perché bisognerebbe far capire ai nostri due statisti di cui sopra che una religione non è una lingua, e viceversa, e poi bisognerebbe anche che i nostri due statisti di cui sopra sapessero che, ad esempio, in Egitto ci sono quindici milioni di copti, che sono leggerissimamente cristiani, e quindi non musulmani, anche se parlano arabo, ma qui bisognerebbe che i nostri soliti due formidabili statisti di cui sopra sapessero che musulmani e cristiani sono appartenenti a due fedi diverse. Pensate che faticaccia per quelle povere testoline...

Ma non è finita qui. Bisognerebbe poi ricordare ai soliti due ineffabili statisti di cui sopra che difendono come un sol uomo gli italiani, e pure i cristiani, che Greco, nel frattempo, si è macchiato di ben altre mascalzonate: ad esempio, a San Valentino fa lo sconto agli innamorati, con grave discriminazione nei confronti dei single, dei cornuti, dei vedovi e dei divorziati, poi fa lo sconto ai giovani, con conseguente ignobile discriminazione nei confronti degli anziani, dei pensionati, dei bolliti e dei reduci di Amba Alagi, poi fa lo sconto ai padri, con intollerabile discriminazione nei confronti delle madri, dei nonni, delle nonne, degli zii e dei nipoti, poi fa le visite guidate nelle carceri e negli ospedali, con inaudita discriminazione nei confronti delle erboristerie, delle macellerie, delle scuole di ballo latinoamericano, dei circoli di bocce e di quelli di taglio e cucito e, infine, somma infamia imperdonabile, non prende manco un euro di contributi pubblici ed ha pure il bilancio in attivo, con scandalosa discriminazione nei confronti dei bancarottieri, degli evasori fiscali e dei falsi invalidi.

È proprio il livello infinitamente penoso della polemica che ha fatto tornare in mente Nanni Moretti e quanto sia vero che si debba parlare solo delle cose che si conoscono perché così si evita fare la figura dei cioccolatai e, soprattutto, di prendere in giro gli elettori. Ed è proprio per questo che spiace davvero - spiace davvero sinceramente - aver rivisto su YouTube un filmato del 2018 della contestazione dell’allora leader di un minuscolo partito di opposizione, Giorgia Meloni, proprio fuori dal Museo Egizio, e del suo faccia a faccia con il direttore, nel quale il futuro premier fa una figura talmente barbina, una figura da demagoga da quattro soldi, che auspichiamo le sia servito di lezione, anche perché è una persona seria, che studia, lavora, si impegna e passa le giornate a tenere a bada il Circo Togni che la circonda e di cui si è colpevolmente circondata. Prima si libera di questa fuffa e si mette in testa di diventare finalmente un politico liberal-conservatore meglio sarà per tutti. Anche per i musei.

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