Sondrio, la burocrazia frena i giovani agricoltori: «Risorse sprecate»

In Italia 56mila nuovi imprenditori green. «Il loro entusiamo può rilanciare questo settore ma molti progetti bocciati per errori nei programmi».

Coldiretti, lasciate i giovani liberi di coltivare la terra. In Italia e in Lombardia, cresce l’impegno generato dalle nuove generazioni nella imprenditoria agricola, o rivolta alla zootecnia, nei lavori di piccola filiera nei quali si produce trasforma e vende. Ma a frenarli è la burocrazia, «In Italia è in atto uno storico ritorno alla terra con oltre 56 mila giovani che, operativi come nuovi imprenditori “green” sono oggi alla guida di altrettante imprese agricole» è stato annunciato dai vertici Coldiretti. Si tratta, è stato spiegato, di un rilevante primato fatto segnare anche a livello comunitario con un aumento nei numeri e soggetti, del 12% negli ultimi cinque anni».

L’agricoltura vale da sola il 10% delle oltre 548 mila le aziende che in Italia sono condotte da under 35 in tutti i comparti produttivi. Sono giovani che fanno impresa, che creano lavoro. Peccato che la burocrazia spenga il sogno di un giovane su due. «Tanto entusiasmo in grado di rigenerare il nostro settore, e di creare occupazione in un periodo così magro di lavoro – è stato precisato dai vertici Coldiretti – è troppo spesso annientato dalla burocrazia. Lo evidenzia una ricerca effettuata sulla base dell’utilizzo delle risorse comunitarie del Piani di Sviluppo Rurale messe a disposizione tra il 2014 e il 2020. Si scopre che il 55% dei giovani, tra i quasi 39 mila che hanno presentato domanda per l’insediamento in agricoltura, si sono visti respingere i progetti per colpa degli errori di programmazione delle amministrazioni regionali. Questo, con un andamento tra le varie aree geografiche molto differenziato, si va dalla Lombardia dove è stato bocciato solo il 13% delle domande, alla Basilicata con il 78% delle richieste respinte». Morale, «Il risultato – calcola la Coldiretti – è la perdita di un potenziale di mezzo miliardo di euro all’anno di valore aggiunto che le giovani imprese avrebbero potuto sviluppare».

A ribadire questa vera e propria disincentivazione fatta di carte, registri, complessi da compilare, procedure che, come spiegano i tecnici, «ti fanno inciampare nell’errore, in problemi di interpretazione», è anche la Coldiretti valtellinese. «Si torna alla campagna e si viene subissati dalle carte – conferma il direttore provinciale dell’ente, Andrea Repossini – mentre servirebbe semplificazione, percorsi amministrativi facilitati. Ci troviamo di fronte ad un vero e proprio sistema che mette in difficoltà l’agricoltura, in questo caso giovane, nella normale attività. In concreto – spiega anche – siamo sommersi da tonnellate di carte». Quella della semplificazione è stata da anni una delle bandiere di Coldiretti, ma questo bisogno vertenziale è ancora poco ascoltato. «Lo abbiamo detto, in tutti i tavoli – rimarca Repossini – organizzazione e apparato devono essere snelli, lasciare tempo per pensare ai lavori di campagna. Qualcosa è stato fatto, ad esempio con l’adozione del registro telematico del vino, ma è ancora troppo poco. Devi affrontare quintali di carte, in un lavoro che non si svolge sulla scrivania».

«I nostri – spiega – devono stare nelle campagne, tenere d’occhio le coltivazioni, trascorrere ore nelle stalle. Tenere alta la qualità degli agriturismo, e nel frattempo progettare ancora qualcosa. Perché ogni sforzo di attenzione in campagna ti dà qualcosa. Invece siamo a dibatterci con burocrazia e burocrati, soffocati dalle carte. A monte di tutto, resta sempre una sola considerazione, dateci semplificazione amministrativa, restituiteci tempo per stare nei campi».

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