Siccità, più prelievi dai corsi d’acqua

Regione Lombardia sta valutando l’adozione di eventuali deroghe al deflusso minimo vitale. Riserve inferiori al 50% rispetto alla media di riferimento - Sertori: «Imminente una crisi idrica nelle campagne»

La siccità mette a rischio agricoltura e produzioni idroelettriche, la Regione valuta la possibilità di derogare al deflusso minimo vitale. L’inverno che stiamo vivendo è il più asciutto degli ultimi 30 anni. Secondo l’osservatorio Anbi sulle risorse idriche la situazione di tutto il Nord d’Italia pare irrimediabilmente compromessa a causa del deficit pluviometrico, delle alte temperature e dell’insufficiente manto nevoso destinato a sciogliersi a breve.

A Sondrio le ultime precipitazioni risalgono al 15 febbraio, quando la neve è tornata in città per un giorno dopo oltre un mese di assenza di qualsiasi tipo di fenomeno. Anche in quell’occasione si trattava però di una precipitazione isolata, di un solo giorno. Non piove e le quantità di acqua in fiumi e torrenti sono ridotte al minimo, così come quelle nei bacini degli impianti idroelettrici che, a detta degli operatori, hanno gli stessi livelli che si raggiungono solitamente all’inizio dell’estate. Una situazione di gravissima criticità che ha spinto la Regione, anche su stimolo dell’Anbi, a valutare l’adozione di eventuali deroghe al deflusso minimo vitale, «così come previsto dal vigente Programma di tutela e uso delle acque» spiega Massimo Sertori, l’assessore lombardo con la delega alle risorse energetiche. «L’Osservatorio permanente sugli utilizzi idrici - Distretto del Po - aggiunge Sertori - convocato dall’Autorità di bacino distrettuale del fiume Po, ieri mattina ha confermato la persistenza di gran parte del territorio distrettuale in stato di “severità idrica bassa in assenza di precipitazione”, condizione che riguarda l’intero territorio lombardo ad eccezione dei bacini del Ticino e dell’Oglio, che risultano in condizione di “severità idrica media”. Questo significa che i rischi connessi al fenomeno della siccità sono concreti, mentre ci avviciniamo all’inizio della stagione irrigua». Sulla base dei dati resi disponibili da Arpa Lombardia, emerge uno stato delle riserve idriche (costituiti dal manto nevoso, dagli invasi idroelettrici montani e dai grandi laghi regolati) complessivamente inferiore al 50% rispetto alla media di riferimento (2006-2020). Le previsioni meteorologiche a breve e medio termine non prevedono precipitazioni che possano garantire di riequilibrare il deficit delle risorse mancanti al fine di soddisfare il fabbisogno di acqua per l’agricoltura.

Sempre secondo i dati analizzati da Arpa sul 31 stazioni di rilevamento risulta che questo inverno in Lombardia, in Piemonte e nella Svizzera italiana è il più mite e secco mai verificatisi negli ultimi 30 anni. «Si ottengono le stesse considerazioni anche allargando l’analisi a tutto il secolo scorso, seppur considerando un numero minore di stazioni di rilevamento - aggiunge il report di Arpa -. Simile a questo fu l’inverno 2018/19, particolarmente mite e secco, ma con anomalie non così marcate. L’inverno 2019/20 aveva fatto registrare temperature ancora più elevate, ma allora le precipitazioni furono vicine alla media stagionale. Anche l’inverno 2013/14 è stato piuttosto mite, ma le precipitazioni superarono il 250% del quantitativo normalmente atteso». Non così adesso. «In questa particolare condizione di carenza idrica - aggiunge Sertori - il mio assessorato sta monitorando l’evoluzione della situazione unitamente alle altre regioni del bacino padano e sta valutando di porre in campo tutte le azioni più opportune per gestire la situazione di crisi idrica che si potrà manifestare a breve, contestualmente all’inizio della stagione irrigua». Per capire esattamente come agire è stato convocato per il 31 marzo il “Tavolo regionale per l’utilizzo della risorsa idrica” con tutti gli operatori del settore.

© RIPRODUZIONE RISERVATA