Scoppia la guerra della ristorazione
Con gli agriturismi

Il caso La Regione vuole alzare il numero di giorni in cui è consentita la somministrazione di cibi e bevande Levata di scudi della Federazione pubblici esercizi

La Regione valuta di innalzare da venti a trenta il limite delle giornate per le quali sono consentite la preparazione e la somministrazione di alimenti e bevande al di fuori delle strutture aziendali, anche attraverso strutture o mezzi mobili per gli agriturismi e la categoria dei pubblici esercizi insorge. Nuovo scontro a distanza tra ristoranti e agriturismi.

La protesta

Con una lettera inviata al presidente della Lombardia Attilio Fontana è stato il presidente nazionale della Fipe, la Federazione italiana dei pubblici esercizi, Lino Stoppani, che è anche vicepresidente della Banca popolare di Sondrio, a sollevare la questione che porterebbe la bilancia a pendere a favore della categoria degli agriturismi a svantaggio di quella dei ristoratori.

Il contendere riguarda appunto il progetto di legge regionale che, con la modifica all’articolo 151, porterebbe all’aumento da 20 a 30 giorni dell’attività di somministrazione al di fuori delle strutture aziendali.

«Registro con rammarico l’ennesimo provvedimento in via di adozione da parte della Regione Lombardia a discapito dei ristoratori lombardi - si legge nel documento inviato da Stoppani a Fontana -. In passato avevo già segnalato, inascoltato, provvedimenti che andavano nella medesima direzione e che hanno consentito a tutti - artigiani, panettieri, gastronomi, macellai e altre attività alimentari - di fare somministrazione di cibo e bevande a condizioni differenti e più vantaggiose rispetto ai pubblici esercizi (per esempio senza la disponibilità dei servizi igienici, anche per le persone diversamente abili). La scelta di proseguire su questa strada a favore di un comparto, quello degli agriturismi, che opera con una fiscalità molto più favorevole rispetto al nostro settore, dimostra la scarsa considerazione che taluni assessori della giunta da Lei guidata hanno per la ristorazione lombarda».

La normativa ha subito negli anni diverse revisioni. L’ultima in ordine di tempo, nel 2020, quando è stata soppressa la soglia massima dei 160 pasti giornalieri nel fine settimana, provvedimento che lo stesso Stoppani aveva bollato come «distorsivo del mercato» e volto ad alimentare «un regime di concorrenza sleale». A quello si aggiunge ora la nuova previsione.

Scelte discutibili

«I continui “ritocchi” al titolo X della legge 31/2008 - punta il dito il presidente della Fipe - vanno nella direzione di una totale liberalizzazione del settore agrituristico, invece che verso una trasparente regolazione dello stesso, fondata sul principio “stesso mercato, stesse regole. Queste molteplici revisioni riguardanti la facoltà di superare l’elevato numero consentito di pasti giornalieri nei fine settimana, quella di organizzare eventi con finalità promozionali oltre qualsiasi limite, nonché la possibilità di somministrare al di fuori delle strutture aziendali mettono in serio dubbio il rispetto del rapporto di connessione che deve sussistere tra l’attività agricola e quella agrituristica, che dovrebbe basarsi sulla prevalenza del tempo dedicato all’una rispetto all’altra attività».

Stoppani conclude sottolineando come uno dei tratti distintivi degli agriturismi su cui punta la Regione, e cioè l’utilizzo di prodotti propri e di quelli a denominazione di origine lombarda, sia una prerogativa anche della ristorazione, tanto da avergli dedicato uno dei punti fondamentali del “Manifesto della ristorazione sostenibile”, redatto dalla Fipe nel 2019, a dimostrazione dell’attenzione della Federazione verso il tema della valorizzazione della qualità e delle tipicità attraverso un legame sempre più stretto con il territorio. «Valori e obiettivi evidentemente trascurati e non correttamente interpretati dalla Regione Lombardia - conclude Stoppani - che con questi provvedimenti aggiunge ulteriori difficoltà ad un settore che sta con fatica superando le conseguenze della pandemia, ingigantite dalla crisi energetica».

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