Riforma Popolari, primo via libera
La Bps corre in Borsa

Dall’avvocato generale della Corte dell’Ue parere favorevole - non vincolante - al passaggio a Spa. Mediobanca: «Può rivalutare in modo positivo le azioni».

Spicca il volo la Banca Popolare di Sondrio, che evidenzia un forte guadagno in Borsa sulle speculazioni relative alla possibile trasformazione in società per azioni. Proprio ieri l’avvocato generale della Corte dell’Unione Europea ha confermato che la riforma delle Popolari non viola le norme europee e non lede di diritti di soci e consumatori. Gerard Hogan (Irlanda) ha espresso un parere favorevole - non vincolante - alla riforma del 2015, il cosiddetto “Investment compact”, al termine di un procedimento promosso dalle associazioni dei consumatori, affermando che la soglia degli 8 miliardi di attivi «è giustificata per garantire stabilità al sistema».

Il parere sulla cosiddetta “riforma Renzi” viene espresso in merito a un procedimento pregiudiziale promosso dal Consiglio di Stato, che chiedeva di chiarire se la normativa fosse compatibile con le regole dell’Ue, alla luce di ricorsi promossi da soci di banche popolari, Adusbef e Federconsumatori.

In base alla legge, l’attivo delle banche popolari non può superare gli 8 miliardi di euro. In caso di superamento di tale soglia, la banca dovrà ridurre il proprio attivo oppure procedere, alternativamente, alla trasformazione in società per azioni o alla liquidazione. Tutte le Popolari sopra tale soglia si sono adeguate tranne la Popolare di Sondrio e la Bari (che compirà quel passaggio nell’ambito del salvataggio misto pubblico-privato).

L’opinione dell’avvocato generale della Corte dell’Ue, secondo cui la riforma delle banche popolari non viola il diritto comunitario, è positiva per Ubi Banca, Banco Bpm e, «soprattutto» per la Popolare di Sondrio. È quanto si legge in un report di Mediobanca a commento dell’opinione dell’avvocato. Il parere dell’Avvocatura Generale come detto non è vincolante, ma la Corte di Giustizia Europea di solito lo tiene in considerazione quando emette una sentenza, che nel caso della riforma delle Popolari dovrebbe arrivare entro l’estate.

«A nostro avviso la conversione in Spa può rivalutare in modo significativo le azioni della Popolare di Sondrio, in quanto questo porterebbe a una governance più market-friendly, aprendo scenari di potenziale M&A (ovvero fusioni e aggregazioni, ndr)», afferma Mediobanca. Che continua: «Se confermata dalla sentenza l’opinione è positiva prima di tutto per la Popolare di Sondrio, ma anche per Banco Bpm e Ubi Banca, in quanto risparmia loro una erosione potenziale, rispettivamente, di 10 e 25 punti base di Cet1» a cui i due istituti potrebbero andare incontro qualora la Corte Ue giudicasse illegittimo il limite al diritto di recesso di cui entrambe le banche si sono avvalse per salvaguardare il proprio patrimonio in occasione della trasformazione in Spa. In base alla legge, l’attivo delle Popolari non può superare gli 8 miliardi di euro. In caso di superamento di tale soglia, la banca dovrà ridurre il proprio attivo oppure procedere, alternativamente, alla trasformazione in società per azioni o alla liquidazione.

La nuova normativa italiana prevede, inoltre, che, in caso di recesso di uno dei soci in occasione della trasformazione di una Popolare in società per azioni, il suo diritto al rimborso delle azioni può essere limitato, anche totalmente e anche a tempo indeterminato, ove ciò sia necessario ad assicurare che il capitale della banca sia sufficiente a evitare un default. Nelle sue conclusioni, l’avvocato generale Hogan osserva che il diritto dell’Unione «non impone né osta a una normativa nazionale che prescrive la soglia di attivo di 8 miliardi di euro». L’avvocato generale rileva che la soglia «implica certamente una restrizione tanto alla libertà di stabilimento quanto alla libera circolazione dei capitali. Questa normativa, infatti, può ridurre l’interesse degli investitori in Italia, in altri Stati membri e anche in Stati terzi ad acquisire una partecipazione nel capitale di una Popolare». Tuttavia, «la limitazione appare giustificata dalla finalità di garantire una sana governance e la stabilità del settore bancario nel suo complesso in Italia e, in particolare, del settore bancario cooperativo. Spetterà poi al giudice nazionale stabilire se nel caso di specie le limitazioni siano necessarie e proporzionate rispetto alle finalità perseguite».

Quanto ai limiti al tema del rimborso delle azioni, Hogan osserva che «il legislatore europeo ha ritenuto che l’interesse pubblico a garantire un’opportuna salvaguardia prudenziale nei confronti dell’ente creditizio interessato sia prevalente rispetto agli interessi privati dei soci che intendono ottenere il rimborso delle proprie azioni». Tale disciplina, inoltre, «non crea un sistema di aiuti di Stato, in quanto le risorse in questione non sono di natura pubblica, bensì privata, in quanto provengono dai soci delle banche».

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