A Sondrio le pensioni più basse della Lombardia. E in tre anni salari scesi del 13%

La ricerca Pubblicata l’analisi annuale del Centro studi Cgil sulla base di dati Inps. Erogate oltre 68 mila prestazioni, il 68% nel privato. Importi più alti nel pubblico

Salari bassi, tra i più bassi in Italia che generano pensioni altrettanto povere, le peggiori di tutta la Lombardia (esclusa la gestione dei dipendenti pubblici) che lo diventano ancora di più quando il percettore è una donna. Non ci sono buone notizie per i lavoratori della provincia di Sondrio, meno ancora per le lavoratrici, né durante la carriera, né al momento di raccoglierne i frutti.

Retribuzioni

Un recente studio dell’Istituto Tagliacarne che ha preso in esame le retribuzioni tra il 2019 e il 2021 nelle 107 province italiane non solo ha evidenziato che la Valtellina è una delle 22 aree in cui un lavoratore dipendente ha perso in media 312 euro, a fronte di una crescita nazionale di circa 301 euro, ma si colloca anche tra le province con la busta paga più leggera: novantaquattresimo posto con 6.604 euro, la metà della media nazionale e con un passo indietro del 13% nei tre anni presi in considerazione, in una graduatoria guidata da Milano con un reddito medio di 30.464 euro.

Un dato che si ripercuote anche sulle prestazioni pensionistiche. A confermarlo è l’analisi del Centro studi della Cgil sulle pensioni erogate nel 2022 in provincia di Sondrio, complessivamente 68.104 assegni, di cui 46.155 maturati nel privato, 10.794 prestazioni assistenziali e 11.155 maturati nel pubblico.

Come già evidenziato da un’analisi del Centro studi della Cgil di Sondrio, l’importo medio lordo mensile degli assegni erogati in provincia di Sondrio, esclusa la gestione dei dipendenti pubblici, secondo i dati forniti dall’Inps, è di 897 euro, il più basso della Lombardia. Inferiore di 247 euro (-22%) alla media regionale che è di 1.144 euro.

Il 55,53% delle pensioni vigenti (escluse quelle del pubblico impiego e le prestazioni assistenziali) sono erogate a donne e il 44,47% a uomini, in proporzioni mantenute a livello regionale (45,03% uomini e 54,97% donne) e nazionale (45,33% uomini e 54,67% donne).

La pensione di anzianità lorda media erogata in provincia è di 1.590 euro. Si tratta di una cifra inferiore rispetto alle medie nazionali e regionali: l’81,5% dell’assegno medio lombardo e l’89,4% della media italiana. Differenze importanti ci sono tra gli importi lordi medi erogati agli uomini - 1.725 euro - e alle donne: 1.157 euro (il 67% di quella degli uomini).

Anche l’assegno di vecchiaia è inferiore alla media lombarda e nazionale: l’importo medio lordo è di 595 euro, pari all’82% del dato lombardo e all’81,6% di quello nazionale. Il divario di genere è presente anche nelle pensioni di vecchiaia: l’importo lordo medio di quelle erogate agli uomini è di 735 euro, mentre quello delle donne è di 542 euro (il 73,8% circa rispetto agli uomini).

Gli importi medi delle pratiche liquidate nel 2021 per anzianità e vecchiaia ampliano il gender gap. L’ammontare medio dell’assegno per anzianità liquidato a donne è il 69% (1.349 euro) di quello liquidato a uomini (1.923 euro). Per le pensioni di vecchiaia è il 65% (613 euro a fronte di 945 euro).

Gli statali

Per quanto riguarda il pubblico impiego, i cui importi sono superiori a quelli del privato ma comunque sotto i valori regionali e nazionali, i trattamenti pensionistici erogano un assegno medio di 1.726 euro rispetto a quello regionale di 1.846 euro e a quello nazionale di 1.976 euro. Le pensioni di anzianità hanno un assegno lordo medio di 1.902 euro. Ma quello erogato a donne è il 71,2% (1.630 euro) di quanto ricevuto dagli uomini (2.290 euro). L’assegno medio di vecchiaia è 2.112 euro e le donne si fermano a 1.658 euro, un importo pari al 58.8% del valore di quello maschile (2.821 euro). Nel corso del 2021 sono state liquidate in gestione pubblica 631 pensioni, di cui il 66% (417) a donne e il 34% (214) a uomini.

Gli importi medi delle prestazioni liquidate alle donne rispetto a quelli per uomini sono il 89.7% (2.305.87 a fronte di 2.570.01 euro) nel caso della vecchiaia e il 77.6% (1.892.50 euro e 2.437.23 euro) nel caso dell’anzianità.

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