
Economia / Valchiavenna
Mercoledì 01 Febbraio 2023
Manca personale, il problema è a scuola
Lavoro Mortarotti, vice presidente Api: «I ragazzi non scelgono i corsi tecnici che spesso non sono all’altezza». «Noi come imprenditori siamo disponibili a finanziare un nuovo sistema di formazione che sia adeguato»
Manca personale, i ragazzi non scelgono le scuole tecniche e anche quando lo fanno si trovano spesso davanti a un’istruzione non adeguata ai tempi e alle necessità del mondo del lavoro e così le imprese si mettono in gioco in prima persona. Perché il problema è attuale, sentito e mette a rischio la tenuta delle stesse aziende che pure, in questo inizio di 2023, stanno vivendo un buon momento.
Disponibilità
«Come privati siamo disposti a confrontarci con gli enti pubblici e a partecipare, anche finanziariamente, per provare a realizzare un sistema di formazione tecnica adeguata» dice Massimo Mortarotti, vice presidente di Api Lecco Sondrio, e responsabile dell’associazione per Valtellina e Valchiavenna -. La mancanza di tecnici specializzati è un problema che sta diventando ingestibile e non sappiamo cosa potrà accadere tra 5 o 10 anni in assenza di una soluzione adeguata». Risposte da trovare in fretta.
Quello di Mortarotti, fondatore e presidente della Dispotech srl di Gordona che occupa 70 persone e lavora nell’ambito medicale realizzando principalmente prodotti monouso destinati a dentisti e ospedali, è un allarme che riguarda tutto il mondo delle imprese locali, ma che, più in generale, affligge l’intero sistema imprenditoriale italiano.
«Il problema è scottante - dice Mortarotti - e, purtroppo, non è destinato a risolversi in fretta. Dobbiamo affrontarlo secondo un doppio binario: pensare a soluzioni che valgano nell’immediato (alla Dispotech, ad esempio, cerchiamo da tempo due manutentori e non riusciamo a trovarli) e in prospettiva per consentire alle aziende di programmare le proprie attività con maggiore tranquillità». La difficoltà nel reperire la manodopera specializzata, «ma ormai anche i manovali non si trovano più» dice il vice presidente dell’Api, non dipende dal trattamento economico, quanto piuttosto dalla difficoltà nel trovare un punto di incontro tra le legittime aspettative dei ragazzi e quelle delle imprese. Oltre ad un certo pregiudizio strisciante per cui la formazione tecnica sarebbe di serie B rispetto a quella, ad esempio, dei licei.
«Non è così - sostiene Mortarotti - ed è bene che si lavori su questo concetto andando nelle scuole medie perché i ragazzi sappiano esattamente cosa significa la formazione tecnica e quali sono le opportunità di lavoro e di carriera».
La giusta scelta
Si tratta secondo il vice presidente dell’Api anche di incrementare l’offerta degli istituti perché la distanza tra il luogo di residenza e di studio non faccia da ulteriore deterrente. «In Valchiavenna la mancanza di manodopera qualificata è un problema divenuto oramai strutturale - sottolinea Mortarotti, partendo dall’esperienza del suo territorio -. A Gordona siamo arrivati al punto di siglare un patto di “non belligeranza” tra aziende per evitare di contenderci i dipendenti. La questione centrale è che i ragazzi non si iscrivono più agli istituti tecnici. Dobbiamo far capire loro che frequentando queste scuole possono avere un’ottima carriera rimanendo sul territorio con anche ottimi stipendi. Dobbiamo rilanciare la scuola tecnica di Chiavenna, modernizzandola, promuovendola nelle scuole medie e soprattutto facendola collaborare con le imprese per l’alternanza scuola-lavoro».
Attualmente a Chiavenna la scuola di meccanica non c’è più, è rimasta solo quella di ebanista, ma le richieste per personale specializzato in meccatronica sono numerosissime. Far ripartire il corso però non basta, la scuola deve aggiornare la propria offerta consentendo a chi esce dal ciclo di studi di avere competenze al passo con i tempi. «La meccanica non è più sufficiente - sostiene Mortarotti -, ad essa va affiancata l’elettronica. Non sempre gli istituti tecnici riescono ad offrire risposte adeguate. Anche per questo diamo la nostra disponibilità a lavorare e contribuire ad un sistema d’istruzione moderno e flessibile».
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