L’idea di due giovani a Sondrio: «La carne genuina si compra da noi»

Il caso. Hanno avviato una start-up con un allevatore: «Se le mucche sono all’aperto, il prodotto è migliore. In più con Pascol la montagna viene valorizzata».

«Mangiamo meno carne, ma di miglior qualità». È un appello sempre più diffuso, sia da parte dei medici che analizzano le conseguenze dell’alimentazione sulla salute, sia dalle associazioni che supportano questa filosofia. Basti pensare a Slow Food, che recentemente ha lanciato la campagna “Slow meat” per sensibilizzare i consumatori sulla necessità di ridurre il consumo di carne a basso costo e di puntare su un sistema alimentare pulito e giusto per tutti, senza rinunciare alla bontà. A volte non è facile trovare una soluzione concreta per cucinare carne di cui si conoscono la provenienza e le caratteristiche. Ma da qualche mese in Valtellina c’è una novità tanto gustosa quanto preziosa. Federico Romeri di Albosaggia e Nicolò Lenoci di Sondrio (rispettivamente di 24 e 25 anni), laureati in Management per l’impresa all’Università Cattolica di Milano, hanno dato vita alla start-up innovativa Pascol.

L’attività risponde proprio alle esigenze appena descritte. «Con la fine degli studi è nata quest’idea e nella primavera del 2019, mentre scrivevamo la tesi, abbiamo iniziato a svilupparla - raccontano -. Dopo la laurea ci siamo buttati a capofitto in questo progetto. Abbiamo aperto la partita Iva a luglio e abbiamo effettuato la prima indagine di mercato. Abbiamo proposto un capo di prova agli amici, acquistando la prima mucca di un allevatore conosciuto, Attilio “Tito” Gusmeroli di Albosaggia».

L’esperimento è riuscito e l’attività, supportata da altri tre soci investitori – il docente della Cattolica di Strategie d’impresa Luigi Geppert, Olmo Falco (business angel di Biella), e la biologa di Lecco Donatella Fornaroli - è andata avanti.

«Il nostro progetto ha un duplice scopo - raccontano Lenoci e Romeri -. Oltre a permettere a tutti di acquistare della carne genuina, quindi di fare una scelta incentrata sulla qualità di ciò che mangiamo, è funzionale al benessere animale. Le mucche sono allevate secondo le tempistiche e le dinamiche della natura. Vengono portate in montagna, pascolano con erba e fiori, poi nella stalla mangiano fieno. La parte di alimentazione costituita da insilati è limitata al 20-25% del totale ed è necessaria la certificazione no-Ogm. Tutto questo è previsto dal disciplinare che gli allevatori firmano e si impegnano a rispettare. I bovini non passano tutta la vita in un box a riempirsi di mangimi».

Lenoci e Romeri hanno una formazione economica, ma in pochi mesi hanno acquisito una notevole conoscenza tecnica in quest’ambito. «A differenza delle mucche degli allevamenti intensivi, queste hanno una percentuale abbastanza elevata di grasso definito bruno, quello che ricopre i tessuti esternamente perché gli animali lo sviluppano vivendo all’aria aperta. Sulla base di questa premessa la frollatura dura due-tre settimane, migliorando la qualità del prodotto». Il progetto, nato nel Sondriese, ha coinvolto aziende agricole situate in vari altri punti della provincia. «Possiamo contare su una rete composta da una decina di allevatori tra Livigno e Valchiavenna, pian piano sta crescendo con trenta imprese disponibili a aderire alle proposte di Pascol»

I benefici sono evidenti per ambiente e paesaggio: «Il fatto di mandare realmente capi al pascolo rappresenta una forma di tutela del territorio». L’attività di una start-up può determinare dei vantaggi anche a livello comunitario. «Questo percorso deve avere una valenza economica per i soggetti direttamente coinvolti, ma può contribuire anche a migliorare la situazione degli alpeggi - continuano i due giovani imprenditori -. I capi dei nostri allevatori pascolano in zone rurali e in provincia ci sono tante aree ormai semi-abbandonate. Questo tipo di iniziativa e di attenzione da parte del cliente può determinare un aumento nell’utilizzo di determinati ambienti».

Altro che allevamenti intensivi di pianura o carni trasportate per decine di migliaia di chilometri. «Dopo due secoli di urbanizzazione, l’ambiente montano e l’aria pulita stanno diventando un bene raro e aumentano di valore - osservano Lenoci e Romeri -. Questo trend può determinare anche la crescita delle occasioni di lavoro di qualità in Valtellina». In programma un’ulteriore crescita della società: «Stiamo organizzando un secondo investimento , con una parte in crowdfunding».

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