Infortuni, in 10 vigilano sui cantieri

Effettuano ogni anno circa mille controlli programmati, visitando almeno il 5% delle società con dipendenti. I sindacati chiedono di potenziare il servizio in Valle - La risposta: «Grazie a un concorso presto nuove assunzioni».

L’anno scorso gli infortuni mortali in provincia di Sondrio erano stati ben cinque nei primi sette mesi dell’anno. Finora nel 2019 non ci sono stati incidenti fatali. Ma sia sulla base del numero degli episodi meno gravi avvenuti in Valtellina, sia per il tragico andamento regionale, la Cisl chiede alla Regione, in particolare attraverso l’attività delle Ats, «un impegno più concreto e responsabile».

In Lombardia da gennaio a luglio sono morte sul lavoro 88 persone, cinque in più rispetto ai primi sette mesi del 2018. Intanto aumentano - in provincia di Sondrio - gli infortuni: dai 1350 del periodo gennaio-luglio 2018 si sale ai 1393 dei primi sette mesi di quest’anno. C’è un calo delle denunce relative alle malattie professionali: sono state 3 in luglio (11 nel 2018) e 65 dall’inizio dell’anno.

A livello lombardo, invece, aumentano, passando da 2554 a 2625. La prima azione da fare, secondo la Cisl Lombardia, è il rafforzamento delle attività ispettive e di controllo sul rispetto delle norme antinfortunistiche, per promuovere una diffusa cultura della prevenzione e una migliore gestione dei rischi nel lavoro. «Ma a questo fine bisogna mettere i servizi di prevenzione delle Ats, ai quali compete l’attività di vigilanza nelle aziende, nella condizione di maggiore operatività, aumentando le dotazioni organiche attuali che già scontano negli ultimi anni forti riduzioni del personale per pensionamenti e mancanza di turn-over», è il parere della Cisl. Secondo il sindacato i controlli annuali che attualmente si riescono a fare su 29.000 aziende rispetto alle 480.000 in Lombardia non bastano. Per la Cisl valtellinese la proporzione tra numero di aziende e controlli - il cui numero non è stato diffuso per le singole province - osservata a livello regionale riflette quella valtellinese.

«Secondo noi è cruciale l’attività sia dell’Ats, sia dell’Ispettorato nazionale del lavoro - sottolinea Michele Fedele, responsabile del comparto sicurezza della Cisl di Sondrio -. Nel primo caso abbiamo chiesto a Regione Lombardia di potenziare il dipartimento che si occupa di prevenzione, perché è fondamentale occuparsi non soltanto dei rilievi dopo le denunce di infortuni, ma anche e soprattutto dell’educazione alla sicurezza. Nel secondo non si può certo parlare di organici con abbondanza di operatori».

I dieci operatori dell’Ats della Montagna attivi sul territorio della provincia di Sondrio effettuano ogni anno circa mille controlli programmati, visitando almeno il 5% delle società attive con dipendenti. L’attenzione si concentra, sulla base delle analisi relative agli eventi del passato, soprattutto su quei settori dove i rischi sono più elevati, ad esempio l’edilizia, l’agricoltura e il comparto metalmeccanico, senza trascurare altri ambiti come gli stabilimenti dove si utilizzano sostanze chimiche. Alla fase di programmazione partecipano non soltanto i tecnici dell’Ats, ma anche i colleghi degli altri enti che si occupano di ispezioni. Poi ci sono le altre attività, ad esempio quelle straordinarie - in caso di segnalazioni o esposti su situazioni che meritano una particolare cautela - e le prestazioni legate alle indagini curate dalle Procure della Repubblica di Sondrio, Como e Brescia. Ad esempio i tecnici sono impegnati negli accertamenti previsti dalle normative dopo infortuni sul lavoro e malattie professionali.

Tanto lavoro, insomma, per una decina di persone. «È vero che abbiamo un calo di organico, ma grazie a un concorso ci sarà presto l’assunzione di nuovi ispettori», spiega fiducioso Luigi Durante, responsabile del coordinamento del personale tecnico della prevenzione.

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