“Il Bitto e le Stelle” accende La Fiorida
Tra ricette esclusive

L’azienda agricola di Mantello ha ospitato un tributo riservato alle persone che mantengono vivi i riti della tradizione agroalimentare del territorio.

Quattrocento partecipanti per un tributo alle persone che mantengono vivi i riti della tradizione agro-alimentare in favore della salvaguardia, valorizzazione e rilancio di culture peculiari del territorio. Giovedì l’azienda agricola La Fiorida di Mantello ha ospitato “Il Bitto e le Stelle”, percorso attraverso le produzioni casearie e del salumificio de La Fiorida, le grandi cantine valtellinesi, infine le isole di degustazione delle creazioni dei 19 chef ospiti.

Le peculiarità del Bitto Dop sono state declinate in ricette esclusive attingendo da una dispensa che ha spaziato su diverse produzioni Dop lombarde.

In un clima conviviale culminato nel rito del taglio di una verticale di Bitto Dop in varie stagionature, di forme datate dal 2012 al 2019 provenienti dagli alpeggi Carisole, Olano, Pian del Nido, Tagliata e Dosso Cavallo in Valgerola e proiettati verso un nuovo orizzonte, si sono assaporati i piatti di 19 chef stellati. «Ogni forma di Bitto Dop rappresenta quel legame tra tradizione, riti dell’allevamento e territorio divenuto oggi un patrimonio inestimabile da preservare e accudire, per poterlo tramandare alle generazioni future - ha spiegato il fondatore della Fiorida, Plinio Vanini -. Per fare ciò occorre il lavoro insostituibile di chi alleva, trasforma e produce, ma anche la consapevolezza di chi consuma nei confronti del valore di ciò che acquista».

«Un valore - ha aggiunto - che deve essere comunicato e trasmesso in termini di qualità, per portare corretta remunerazione a chi si impegna nell’agricoltura, specie di montagna, anche attraverso una contribuzione al reddito. Per arrivare a questo, occorre una sensibilità particolare delle istituzioni, che devono riscrivere le regole dell’agricoltura, specie a livello europeo, perché una legislazione “flat”, uniforme dalle pianure del nord Europa alle piccole realtà Alpine, non può essere sostenibile. Ma accanto a questo impegno, anche chi lavora nell’agricoltura e nella filiera enogastronomica deve essere pronto e capace di innovarsi per continuare ed essere competitivo: i nostri chef ospiti di questa sera ne sono un esempio».

L’assessore agli enti locali, montagna e piccoli comuni della Lombardia, Massimo Sertori, ha parlato di una filiera «che lega territorio, paesaggio e prodotti, deve essere tutelata, perché riassume una storia in grado di comunicare un valore aggiunto, che anche grazie alle Olimpiadi invernali del 2026, la Valtellina avrà la possibilità di mostrare al mondo cosa di meglio ha da offrire». «Mantenere la produzione delle nostre eccellenze enogastronomiche concorre in maniera importante anche alla manutenzione e conservazione delle nostre montagne, a scongiurarne lo spopolamento, a mantenervi vive opportunità di creare lavoro, quindi di un futuro sostenibile».

L’assessore regionale all’agricoltura Fabio Rolfi è intervenuto su «valorizzazione del prodotto agricolo che inizia dalla consapevolezza della qualità delle produzioni. Chi sa comunicare questo aspetto, vince e si distingue, crea le condizioni di rendere riconoscibili e remunerativi i propri prodotti. Il Bitto è uno di questi casi e l’apporto dimostrato questa sera dagli chef con la loro creatività dimostra come possano innescarsi dei percorsi virtuosi in questa direzione».

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