Freno svizzero agli acquisti in Italia

Commercio Berna vuole ridurre da 300 a 150 franchi l’ammontare massimo di beni non sottoposti a dazio. Sarebbe un brutto colpo per i negozi di Tirano e di Chiavenna, che vedono spesso clientela da oltre frontiera

Turismo degli acquisti oltre confine, la Svizzera prova a metterci un freno.

Rischia di avere ripercussioni importanti soprattutto su Tirano e Chiavenna, le due cittadine valtellinesi meta quotidiana di spesa da parte dei cittadini elvetici, la proposta cui sta lavorando la Confederazione elvetica per elevare le tasse a carico degli acquisti fatti all’estero e importati in Svizzera.

L’intenzione

In sostanza l’intenzione dei legislatori elvetici sarebbe quella di dimezzare il limite esentato dalle tasse: dagli attuali 300 franchi la franchigia (e scusate il gioco di parole) passerebbe ai futuri 150, oltre i quali scatterebbe la tassazione in dogana che attualmente è al 7,7%, ma che salirà all’8,1% da gennaio 2024. L’intenzione è quella di rendere meno attrattivo lo shopping transfrontaliero, considerando che adesso chi fa acquisti in Italia per almeno 155 euro quando torna in Svizzera può anche farsi rimborsare l’Iva.

La proposta non è nuova. Già due anni fa il Parlamento aveva approvato una mozione per provare a migliorare l’uguaglianza fiscale negli acquisti e aveva accolto anche due iniziative cantonali - una di San Gallo, l’altra di Turgovia - che chiedevano l’eliminazione totale della franchigia per favorire il commercio “di casa”, già penalizzato dal franco forte.

Il Consiglio federale si era però sempre detto contrario a un intervento sui 300 franchi temendo, tra le altre cose, un aumento del lavoro amministrativo in dogana o, peggio ancora, l’elusione delle dichiarazioni degli acquisti al passaggio della frontiera. Resistenze che adesso sembrerebbero essere superate: il Parlamento ha dato un mandato chiaro al Governo e la consigliera federale e ministro delle Finanze Karin Keller-Sutter, sangallese, conosce bene le conseguenze del turismo degli acquisti.

Secondo gli ultimi dati a disposizione, gli acquisti effettuati nel 2022 dalle persone residenti in Svizzera durante i soggiorni all’estero hanno raggiunto un valore totale di 11,7 miliardi di franchi, circa il 70% delle spese totali della bilancia turistica. Mentre per quanto riguarda più nello specifico il turismo degli acquisti, nel 2022 le spese effettuate nell’ambito di soggiorni senza pernottamenti hanno raggiunto i 5,1 miliardi di franchi, con un aumento del 24% rispetto al 2021, tornando cioè ai livelli prepandemia.

Ed è proprio il confronto con quanto accaduto durante il Covid ad avere probabilmente influito sull’iniziativa. Secondo alcuni dati resi noti dai commercianti e dagli artigiani della Valposchiavo, ad esempio, nel periodo del lockdown il giro d’affari era aumentato del 20/30%. Non poco.

Il flusso

Con il ritorno alla libertà di spostamento, il flusso verso le città di confine italiane è tornato ad essere sostenuto sia per una questione di risparmio, sia per la presenza di marchi che in Svizzera non si trovano. Lo shopping dei residenti della Valposchiavo a Tirano è un fenomeno importante che dà ossigeno a un comparto, quello del commercio, che sul territorio italiano è piuttosto in affanno a causa dei rincari e dell’inflazione. Non a caso il mercato settimanale di Tirano è anche detto “il mercato degli svizzeri”, proprio per la frequentazione dei tanti abitanti della Valposchiavo. E lo stesso discorso vale sull’altro confine svizzero, quello con Chiavenna.

Resta ora da capire quanto potrà influire l’eventuale dimezzamento della franchigia anche se, come qualcuno fa notare, i modi per continuare a fare acquisti in Italia esentasse ci sarebbero: dalla frequenza maggiore di missioni shopping, alla spesa con famiglia o amici visto che la franchigia si calcola a persona.

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