Fioriscono i castagni anche in settembre. «Pochi frutti nel 2023»

Agricoltura Il fenomeno anomalo confermato dal Cnr. La segnalazione era partita da Prata Camportaccio. «Le gemme spuntate ora non lo fanno l’anno prossimo»

Castagne in Valchiavenna e nell’Alto Lario? La stagione è anomala e le ripercussioni si avranno anche l’anno prossimo.

La segnalazione arriva dal Consorzio Forestale di Prata Camportaccio ed è stata raccolta dal Cnr e dall’Università degli studi dell’Insubria partner del progetto Avabicarel, che stuidia il patrimonio genetico di una decina di popolazioni lombarde di castagno.

L’accertamento

«Proprio durante i lavori in corso sui territori lombardi è arrivata la segnalazione da parte dei tecnici del Consorzio Forestale di Prata Camportaccio della presenza, in Valchiavenna, di numerose piante di castagno in piena fioritura – spiegano dal Cnr - . Questo fenomeno rappresenta una importante e preoccupante anomalia in quanto la fioritura del castagno avviene nel mese di giugno, mentre a settembre i frutti già si preparano alla maturazione con varietà precoci che già aprono i ricci e fanno cadere le castagne a terra».

«L’analisi dei rami - prosegue il Cnr - fa capire come questa fioritura settembrina stia avvenendo sulla vegetazione formata nella primavera del 2022, coinvolgendo quindi le gemme che dovevano essere dormienti e che sarebbero dovute fiorire durante il prossimo anno. I ritmi naturali delle piante risultano fortemente stravolti e la colpa può essere imputata alle anomalie stagionali. Fenomeni simili, infatti, sono già conosciuti su altre specie di interesse agrario ed erano stati notati anche sul castagno, in forma limitata, in varie zone del centro Italia».

Per queste latitudini è una novità: «Gli anziani castanicoltori non ricordano un fenomeno simile - spiega Laura Donin del Consorzio Forestale Prata Camportaccio - . I dati rilevati dall’Osservatorio Siccità dell’Istituto per la bioeconomia segnalano anche per le zone della Lombardia intorno al lago di Como un periodo di forte stress a carico della vegetazione, iniziato già ai primi di giugno e proseguito per tutto il periodo estivo».

Dispendio

Questa seconda fioritura non comporta una seconda produzione ma rappresenta un dispendioso e dannoso uso delle sostanze di riserva delle piante: «Una sorta di “sparo a vuoto”. Infatti, le gemme che sono andate a fiore adesso non fioriranno il prossimo anno, abbattendo quindi la produttività». Sarà un 2023 povero, quindi.

Tutta colpa dei cambiamenti climatici e di una estate 2022 mai così calda e secca: «La capacità di adattamento delle piante è duramente messa alla prova dalla velocità dei cambiamenti climatici – concludono dal Cnr – e la biodiversità presente nelle specie agrarie e arboree potrà aiutarci ad individuare le piante più capaci di resistere o di reagire ma occorre al più presto accelerare ed approfondire gli studi che legano le nostre conoscenze fisiologiche, messe in forse dagli eventi, a quelle genetiche per individuare le “piante del futuro”».

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