Energia e sicurezza. La linea verde del gruppo Feralpi

Il focus L’azienda bresciana per l’economia circolare. Il dirigente di settore: «Impianti sempre più avanzati». Un’esperienza che caratterizza anche l’area del Caleotto

È una realtà che, anche in funzione dei programmi green che sta portando avanti in modo convinto ormai da molti anni, rappresenta un riferimento per l’intero comparto. È in questa veste che il gruppo – attraverso il responsabile dell’Unità di transizione ecologica ed energetica Maurizio Fusato – è stato ospite della trasmissione “Si può fare”, portando l’esperienza che caratterizza anche il Caleotto e che nei giorni scorsi è stata illustrata anche al Politecnico di Milano dinanzi a clienti e fornitori della storica azienda lecchese.

Ad aprire gli interventi, in occasione della diretta su Radio24, è stato Carlo Mapelli, professore ordinario presso la sezione Materiali del Dipartimento di Meccanica del Politecnico di Milano, che ha esordito spiegando in primo luogo che «oggi sul territorio nazionale soltanto l’impianto di Acciaierie d’Italia di Taranto produce utilizzando carbon fossile. La priorità resta eliminare questa risorsa, facendo ricorso al carbone di origine biogenica (dalle biomasse) oppure a gas naturale e idrogeno. Ovviamente vanno cambiati gli impianti, ma l’Italia è detentrice di numerosi brevetti legati a questa tipologia di tecnologie impiantistiche».

Quindi si è soffermato sui forni elettrici. «Chi vive vicino a un’acciaieria dotata di questi impianti non deve temere nulla. Nè in termini di impatto ambientale, né per quanto riguarda rischi per la salute delle persone».

La parola è passata quindi a Maurizio Fusato, il quale ha ricordato che il Gruppo Feralpi «è “dentro” l’economia circolare fin dalla nascita. Il nostro prodotto ha un contenuto di riciclato (il rottame) che va dal 95% al 98%. Negli ultimi anni alla produzione da rottame abbiamo affiancato un’attenzione sempre maggior al tema della circolarità anche in funzione dei residui di produzione. Di fatto, abbiamo aggiunto una serie di processi per lavorare e trattare i nostri scarti, che sono ora alla base di tre nuovi prodotti. In pratica, prima erano rifiuti, che venivano mandati in discarica con costi importanti, cresciuti in modo consistente negli ultimi anni. Ora, invece, seppure a prezzi bassi, li vendiamo e dunque rappresentano un ricavo. L’essere partiti presto in questo tipo di valorizzazione ci ha dato un vantaggio sia in termini economici che ambientali». Un altro recupero che si effettua in Feralpi è quello del calore, a proposito del quale c’è un aneddoto ricordato da Fusato via etere. «Siamo partiti negli anni Settanta a Calvisano, recuperano calore per scaldare le vasche in cui alleviamo gli storioni per fare il caviale, il cui mercato sta crescendo molto».

«Negli ultimi anni – ha proseguito - abbiamo affiancato impianti più avanzati tecnologicamente per recuperare calore sia nell’unità produttiva in Germania (dove produciamo energia elettrica e vendiamo vapore agli stabilimenti vicini) che in quella di Lonato (dove abbiamo realizzato una rete di teleriscaldamento con cui alimentiamo edifici pubblici e privati)».

Un altro elemento che testimonia l’attenzione di Feralpi alla sostenibilità è la misura delle emissioni nel ciclo di vita di tutti i prodotti e di tutti i siti produttivi del gruppo, che ha permesso di ottenere la certificazione del carbon footprint. «Stiamo ragionando sulle rinnovabili: abbiamo creato una società nostra (Feralpi Power on) che si occupa di sviluppare impianti “green”».

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