Coronavirus, la Valtellina
teme per il turismo

Import ed export ammontano a 23 milioni. Ma c’è apprensione anche per il flusso di visitatori.

Per ora gli effetti del coronavirus sull’economia valtellinese, dal manifatturiero al turismo, non sono ben definiti. Sia perché la situazione è in continua evoluzione, sia perché il periodo di ferie legato al capodanno cinese non consente alle aziende che hanno clienti e fornitori in quel Paese di comprendere l’esatta portata dei problemi emersi nei giorni scorsi. Ma dagli uffici di varie fabbriche delle aree industriali si osserva l’evoluzione dell’epidemia con la massima attenzione.

Il volume complessivo degli affari che legano Valtellina e Cina non è particolarmente rilevante se paragonato a quello dei principali mercati europei, ma il trend di crescita è costante sia per l’export, sia per le importazioni. Dalla Cina si importano – secondo l’elaborazione di dati Istat della Camera di Commercio di Sondrio relativa al 2018 - in Valtellina frutta e ortaggi lavorati e conservati per oltre 4 milioni, macchine di impiego generale per poco meno di tre e articoli sportivi per più di due milioni. Le altre voci più significative sono quelle relative a batterie e accumulatori elettrici e animali vivi e prodotti di origine animale, per circa 1,4 milioni ciascuna. La tendenza positiva riguarda tutti i settori. In totale si tratta di 17,3 milioni, con una variazione rispetto al 2017 del +23%.

Le esportazioni - e questo è l’aspetto più rilevante - riguardano prodotti della siderurgia per circa due milioni di euro, tessuti per 1,4, motori, generatori, trasformatori e altre apparecchiature elettriche per quasi 400mila euro e mobili per circa 350mila. In tutto l’export registrato nel 2018 ammonta a 6,1 milioni di euro, con una variazione positiva del 57% rispetto all’anno precedente. Nel giro di poche settimane, la Valtellina si trova a fare i conti con una nuova spinosa vicenda che ha origine in Cina. Il primo campanello d’allarme, originato dalla peste suina, ha riguardato il settore della bresaola – che dà lavoro a 1400 persone – e determina un consistente innalzamento del prezzo della carne bovina importata dall’America Latina, dovuto all’aumento delle richieste dalla Cina. Sul fronte del turismo al momento non ci sono contraccolpi negativi, perché i viaggi vengono organizzati con largo anticipo. Ma per i prossimi mesi si fa spazio qualche dubbio.

«Il numero di cinesi che viaggiano sulle carrozze del Trenino rosso del Bernina è in forte crescita – sottolinea Gigi Negri, direttore del Consorzio turistico di Tirano - Non è la sola esperienza apprezzata dai visitatori di questa nazionalità, anche perché abbiamo già numerosi ospiti provenienti da questo Paese in Lombardia e lo dimostra anche l’affluenza sul Treno della neve con gli sciatori diretti all’Aprica. Al momento non abbiamo ripercussioni, ma sicuramente in futuro ci sarà qualche scossone».

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