«Controlli sulle dighe, no agli interinali»

Il nuovo allarme. A prendere una netta posizione è l’Uncem, l’Unione nazionale degli amministratori locali. «Utilizzare il personale delle agenzie di lavoro per risparmiare rompe il patto di Enel con le zone montane».

«No al lavoro interinale nel presidio delle dighe». L’Unione nazionale dei comuni, comunità ed enti montani - Uncem - ha appreso dai sindacati che Enel avrebbe intenzione di ricorrere a personale di agenzie interinali e ad aziende esterne per il presidio e la gestione delle dighe presenti sulle Alpi. Una situazione che ha allarmato i sindaci dei territori montani, in particolare per il rischio che venga meno – come peraltro già successo in altre parti del Paese che si sono mobilitate negli ultimi anni – un patto con i territori storico, quasi secolare. Era infatti il personale dei Comuni montani a essere assunto per il presidio e la gestione degli impianti.

«Una situazione poi mutata con l’automazione e il telecontrollo, che però oggi non deve essere ulteriormente aggravata dall’uso di personale delle agenzie interinali», premette Uncem. «Mi unisco alle preoccupazioni dei sindaci e dei sindacati – afferma Marco Bussone, presidente di Uncem – perché il personale dei territori è importantissimo visto il grado di formazione e conoscenza del contesto. Usare agenzie interinali per risparmiare rompe il patto di Enel con le zone montane. Abbiamo chiesto all’azienda, davanti a diversi Prefetti, di cambiare rotta su manutenzioni e gestione degli impianti».

Secondo Uncem ora sulle dighe e sulla gestione degli invasi, con le loro concessioni in scadenza nel 2029, si rischia di non avere più assunzioni locali. Ci sono già state sei assunzioni tramite cooperative in provincia di Sondrio. «Anche quella era una forma di restituzione dell’azienda ai territori. Un grande guadagno per Enel dalla produzione idroelettrica e di conseguenza l’assunzione di personale locale. Migliaia di famiglie hanno avuto anche due o più generazioni al lavoro nelle dighe. Costruzione, guardiania, manutenzione, lungo 60, 70 anni». Uncem guarda con sorpresa dunque alla decisione di Enel che ha sempre fatto di questo legame un elemento di crescita e di prestigio. «Auspichiamo, con i sindaci di Comuni dove vi sono invasi, dei chiarimenti nelle opportune sedi istituzionali e la sospensione del progetto di esternalizzazione delle guardianie», conclude Bussone.

Questa presa di posizione lascia soddisfatti i sindacati valtellinesi del settore. «Finalmente un ente istituzionale prende posizione e guarda con occhi liberi da interessi al settore idroelettrico – spiegano Valter Rossi e Mattia Pinalli di Cgil e Cisl -. Nella primavera del 2018 denunciammo pubblicamente la volontà di Enel di esternalizzare parte del servizio di presidio delle dighe nella nostra Provincia. Scrivemmo a tutti i sindaci, al presidente della Provincia e al prefetto. Riuscimmo ad ottenere un unico incontro in prefettura con l’allora prefetto ed il presidente della provincia. Qualche promessa ma nulla di fatto. Dai sindaci nessun cenno, nemmeno una risposta di cortesia».

Negli ultimi 30 anni secondo i sindacati si è assistito a un rapporto tra produttori ed istituzioni chiuso in una logica di autoreferenzialità. «Il risultato è stato drammatico, 700 posti di lavoro persi e lo scambio economico che ha cancellato molto di quel buono che era stato costruito nei decenni precedenti - aggiungono i sindacalisti -. È con vivo interesse che guardiamo a queste dichiarazioni così importanti. L’auspicio è che in provincia qualche amministratore finalmente abbia il coraggio di uscire da queste logiche e decida di prendere posizione. Ancora una volta torniamo sul tema del rinnovo delle concessioni idroelettriche e dell’imminente varo della legge regionale che definirà le regole del gioco».

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