Cassa integrazione in crescita in regione: «Politiche mirate»

Le tute blu. In provincia riguarda soltanto un’azienda ma in Lombardia sono aumentati anche i licenziamenti. «Molte aziende non consolidano i segnali di ripresa».

In Lombardia si torna a parlare di crisi per le tute blu. E anche se in provincia di Sondrio la cassa integrazione riguarda soltanto un’azienda, dal sindacato arriva una chiara presa di posizione. «Serve - è la richiesta della Fim Cisl - un impegno concreto della Regione e del governo per le politiche industriali».

A livello regionale, nel primo semestre sono cresciuti cig e licenziamenti. Sono stati 16.502 i lavoratori coinvolti da situazioni di crisi: l’aumento nel primo semestre è del 71% rispetto a fine 2018. Non solo. I licenziamenti sono aumentati del 189%: 1.226 lavoratori contro i 423 del secondo semestre del 2018 secondo il rapporto sulle situazioni di crisi dell’Osservatorio della Fim Lombardia. Anche se in Valtellina c’è un solo caso rilevante di utilizzo della cig, tra l’altro in scadenza, in uno stabilimento con oltre 240 dipendenti, non si può dimenticare che spesso le dinamiche osservate a livello regionale, in passato, hanno anticipato quelle locali.

«Al di là dell’utilizzo della cassa integrazione, dopo le ferie abbiamo osservato una situazione di stabilità in varie aziende, affiancata da una limitata visibilità degli ordinativi in molti altri casi», afferma il segretario generale della Fiom Cgil Alberto Sandro. Ci sono anche esempi di aziende che investono e hanno in programma assunzioni - ad esempio il Nuovo Pignone - e di situazioni - tipo la Riello - dove si sono risolte situazioni definite complicate dal sindacato. Non ci sono, in provincia, casi di cassa straordinaria e neanche di contratti di solidarietà. L’analisi della Cisl si concentra su vari aspetti preoccupanti. «I dati dimostrano quanto avevamo previsto sul finire dello scorso anno - afferma Andrea Donegà, segretario generale della Fim Cisl Lombardia -. Diverse imprese non sono riuscite a consolidare i precedenti segnali di ripresa, assestandosi su livelli di attività inferiori che non consentono quella crescita occupazionale di cui, invece, avremmo bisogno per riassorbire le troppe persone rimaste senza lavoro in questi ultimi anni». Secondo la Fim la nuova impennata del ricorso a cassa integrazione ordinaria, straordinaria e mobilità, dopo il rallentamento dello scorso semestre, è un segnale allarmante per la prospettiva industriale e occupazionale, anche considerando che in diverse situazioni si sta arrivando al termine della disponibilità degli ammortizzatori sociali conservativi. «Il rallentamento della Germania rischia di comprimere il nostro export fatto, per buona parte, dai prodotti delle imprese metalmeccaniche della Lombardia specializzate in semilavorati, macchine utensili e componentistica per l’automotive che, tra l’altro, è un settore che ha registrato frenate preoccupanti», prosegue Donegà.

Nuovi fattori di preoccupazione, per la Fim Cisl Lombardia, sono oltre al rallentamento dell’economia tedesca anche la frenata del settore automotive e la congiuntura internazionale. «Le trasformazioni che stanno investendo il mondo delle imprese metalmeccaniche, e più in generale il sistema della manifattura – sottolinea Donegà - impongono scelte che devono essere in grado di rispondere alla necessità di crescita dei settori strategici attraverso il rilancio degli investimenti pubblici e privati, il sostegno all’occupazione, ai salari e alla domanda interna».

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