Carenza di personale anche nell’agricoltura. «Servono gli stranieri»

Coldiretti Non è solo il settore ricettivo in difficoltà «Urgente il rilascio dei nullaosta per gli extracomunitari per riuscire ad arginare almeno in parte l’emergenza»

Settantanove in Alta Valle, 33 nel Morbegnese, 23 in Valchiavenna, 16 nel Tiranese e 9 nella zona di Sondrio. Sono in tutto 160 posti ancora vacanti nelle strutture ricettive della provincia di Sondrio tra camerieri, cuochi, lavapiatti, receptionist e baristi secondo i dati dei centri dell’impiego dei cinque mandamenti della Valle aggiornati all’8 giugno.

Numeri che non contemplano le ricerche “fai da te” e che comunque continuano a raccontare delle difficoltà nel reperire il personale necessario per garantire i servizi ai turisti. Un problema che non risparmia neppure gli agriturismi e che si fa pressante anche per il comparto agricolo in generale, tanto da far richiedere iter più veloci per consentire a chi arriva dai Paesi extra Ue di arrivare in Italia.

«La carenza dei lavoratori in agricoltura sta diventando un fenomeno insostenibile per diversi comparti sul territorio di Valtellina e Valchiavenna - dice Giovanni Luigi Cremonesi, direttore di Coldiretti Sondrio -: per arginare almeno in parte il problema è urgente il rilascio dei nulla osta necessari per consentire ai lavoratori extracomunitari, già ammessi all’ingresso con il decreto flussi pubblicato a gennaio, di venire a lavorare nelle imprese agricole al più presto. Va anche rimarcato che, ad oggi, le domande per il nostro territorio sono già pari al doppio dei flussi pianificati a livello comprensoriale».

Dagli addetti alla produzione in azienda agricola ai lavoratori in ambito agrituristico e nel settore ricettivo, la difficoltà nel trovare il personale si allinea a quanto accade anche in molte aree d’Italia, «con in più l’aggravante - dice Cremonesi - della vicinanza con la Svizzera la cui concorrenza acuisce il problema».

Non si tratta, infatti, di difficoltà circoscritte alla sola Valtellina: dal Trentino fino al Veneto, passando per l’Emilia e arrivando in Basilicata, la situazione è divenuta drammatica. «In quelle regioni, peraltro, si pone anche il della raccolta della frutta con il rischio concreto di perdere i prodotti ormai maturi» aggiunge Cremonesi.

«Su tutto, una riflessione – aggiunge la presidente di Coldiretti Sondrio, Silvia Marchesini -: non è possibile che per colpa della burocrazia le imprese vedano il rischio di compromettere la propria operatività dopo aver affrontato peraltro un pesante aumento dei costi di produzione determinato dalla guerra in Ucraina».

Rispetto all`anno scorso le quote di lavoratori extracomunitari ammessi per decreto in Italia è stato alzato a 69mila e di questi, la fetta riservata all’agricoltura è di 42mila posti, a fronte dei quali sono però pervenute circa 100mila domande. Secondo il Dossier di Idos alla cui stesura ha collaborato la Coldiretti, la presenza di lavoratori stranieri è diventata strutturale nell’agricoltura italiana dove un prodotto agricolo su quattro viene raccolto in Italia da mani straniere che rappresentano più del 29% del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore.

«Inoltre, con strumenti concordati con i sindacati – conclude Cremonesi -, occorre consentire anche ai percettori di ammortizzatori sociali, studenti e pensionati italiani di poter collaborare temporaneamente alle attività nei campi». Cosa questa contemplata nella richiesta di Coldiretti che insiste sulla necessità di un piano per la formazione professionale, su misure per ridurre la burocrazia e contenere il costo del lavoro con una radicale semplificazione che possa garantire flessibilità e tempestività.

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