Baite non utilizzate? «Facciamole diventare una carta per il turismo»

L’iniziativa La nuova proposta della Hosting studio per il rilancio e il recupero di questi edifici in Valle «C’è anche uno sviluppo di tipo economico locale»

Quanti valtellinesi sono proprietari di una baita o, spesso, di un rudere in montagna che o non utilizzano o lo utilizzano poco, nel caso della baita, o che non hanno tempo e risorse per sistemare, nel caso di un rudere?

Ecco che Federico Appiani, di soli 26 anni, con la sua neonata società Hosting studio, fa un ragionamento di tipo etico e turistico oltre che, ovviamente, di natura economica. Perché non far entrare queste strutture montane nel mercato degli affitti brevi?

La Hosting studio, aperta a luglio, si occupa per l’appunto di property management, ovvero gestione di baite, appartamenti seconde case in Valtellina, con lo scopo di poter dare a tutti i possessori di questi immobili (spesso lasciati in disuso) di guadagnare qualcosa tramite gli affitti brevi. «Capita spesso di vedere baite disabitate o ruderi che vanno a deteriorarsi senza che nessuno faccia niente – rimarca Appiani -. Credo, invece, che potrebbero essere rivalutati in funzione turistica e di una forma di turismo che, soprattutto in valle, è poco presente. A Livigno la vacanza in chalet è all’ordine del giorno, invece nelle zone del Sondriese è difficile trovare strutture di questo tipo che sono richieste da una determinata fetta di turisti».

In sostanza Hosting studio prende in gestione la baita o il rudere che ristruttura, trasforma in un qualcosa di attraente per il viaggiatore e lo propone al mercato. Prerogativa che gli immobili siano raggiungibili tutto l’anno, per favorire un turismo annuale e non solo estivo.

«È inutile andare ad inquinare il territorio con costruzioni ex novo quando ci sono tantissime situazioni in cui basta una sistemata e il posto può essere adibito a questo tipo di accoglienza – dice Appiani -. Insieme al risvolto turistico e all’impegno etico del mantenimento delle proprietà montane, c’è anche uno sviluppo di tipo economico locale». Fare esempi risulta un po’ complicato, viste le variabili legate al capitale che la società deve mettere per la ristrutturazione, alla superficie dell’immobile, alla posizione dello stesso e altro, ma – giusto per dare un’idea – una bella baita con quattro posti, nel versante retico dunque solivo, nella quale la società investa 6-7mila euro per l’arredo e la manutenzione, potrebbe fruttare al proprietario come affitto sui 300-400 euro al mese.

«Abbiamo iniziato da poco, ma i feed-back sono positivi – conclude Appiani -. Ritengo che il nostro possa essere considerato un contributo a livello economico locale ma anche turistico, visto che molto spesso ci troviamo in situazioni dove la domanda di turismo supera l’offerta presente sul territorio, a volte troppo costosa. A meno che non si scelga l’opzione hotel, le altre strutture ricettive – nella città di Sondrio o in Valmalenco – sono scarse».

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