Zona rossa o no?
Esplode la rabbia
«Decidete e basta»

Il governo non decide sulle limitazioni Gli albergatori: «Come si fa a programmare?

Lockdown duro da zona rossa tra la vigilia di Natale e il 27 dicembre, una finestra di maggiore “libertà”, probabilmente in zona gialla ma forse arancione, tra il 28 e il 30 dicembre e una nuova stretta tra il 31 dicembre e il 3 gennaio con un allentamento poi fino all’Epifania.

Quella di un calendario a singhiozzo con alternanza di divieti più o meno rigidi sembra essere la via più probabile per le prossime festività natalizie, anche se per saperlo bisognerà attendere oggi.

Dalla conferenza Stato Regioni di ieri - «interlocutoria» l’ha definita il presidente della Lombardia Attilio Fontana -, non è infatti emersa alcuna certezza. Una situazione nebulosa che provoca rabbia e disagio tra gli operatori del turismo.

Dopo il 23 dicembre

Quel che sembra abbastanza assodato è che fino al 23 dicembre in Lombardia le cose dovrebbero restare come è già previsto: Fontana, stanti i numeri “buoni” in regione ha infatti escluso provvedimenti autonomi come invece deciso da Zaia in Veneto.

E quindi spostamenti liberi fino al 20 compreso e divieto di spostamento fuori regione a partire dal 21 dicembre. Negozi aperti fino alle 21 e bar e ristoranti fino alle 18. Negozi, bar e ristoranti che invece dovrebbero chiudere tra il 24 e il 27 dicembre per tornare ad aprire tra il 28 e il 30 dicembre e dopo un nuovo stop dal 4 al 6 gennaio.

Una situazione di incertezza che sta mettendo in grave difficoltà tutto il comparto dell’accoglienza in provincia di Sondrio.

Il presidente

«Siamo disorientati e ci sentiamo abbandonati - dice Roberto Galli, presidente provinciale di Federalberghi -. Ci sono tanti settori artigianali e industriali dove le cose stanno andando bene, mentre tutte le categorie collegate al ricettivo, che andrebbero salvaguardate, sono lasciate a se stesse. Dopo tre giorni in zona gialla ci dicono, forse, che torneremo in zona rossa, ma nel frattempo come albergatori ci siamo preparati, abbiamo assunto il personale, anche dall’estero, e abbiamo predisposto tutto al meglio. E adesso cosa facciamo? Non si può pensare di tenere il personale per aperture a singhiozzo. Molti a Livigno apriranno questo week end, ma poi dovranno chiudere. Qualcuno ha già deciso che non aprirà per le feste e lo farà solo a febbraio.

Ma il punto è che non si può decidere all’ultimo minuto, serve una linea chiara, una logica. Deve esserci data la possibilità di programmare perché anche l’imprenditore più flessibile in questa situazione si trova in difficoltà. Chi governa non si rende conto di cosa c’è dietro un’attività. Ci dicano piuttosto che dobbiamo chiudere e poi ci ristorino come fanno con i colleghi in Austria e in Germania».

Anche perché mentre a Roma decidono su come organizzare aperture e spostamenti per le festività natalizie ad una settimana dal Natale ai centralini degli alberghi, comunque funzionanti, è un continuo di prenotazioni e di successive disdette.

Nessuna certezza

«Con il passaggio in zona gialla eravamo ottimisti - ancora Galli - tenendo conto che in Lombardia abbiamo un potenziale di 10 milioni di abitanti e il 78% di questi lo scorso anno ha fatto vacanze fuori dalla regione. Non potendo uscire dai confini lombardi eravamo convinti di poter intercettare parte di quel flusso e in effetti un po’ di prenotazioni erano arrivate, ma adesso stanno fioccando le cancellazioni. E non è neppure certo che il 7 gennaio riaprano gli impianti».

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