Yara, superesperta per Bossetti
Troppi viaggi attorno a Brembate

Una genetista forense l’arma “segreta” in mano alla difesa per contestare la prova del Dna. Testimoni l’avrebbero visto nella zona dove abitava la ragazzina

Troppe lacune da colmare nel racconto di Massimo Giuseppe Bossetti, nonostante per i suoi avvocati abbia fornito «spiegazioni logiche» sul suo comportamento del 26 novembre del 2010, quando Yara Gambirasio, 13 anni, sparì per essere trovata uccisa tre mesi dopo, e abbia fornito anche ipotesi su come il suo Dna possa essere finito sul corpo della ragazza, come stabilito dai Ris di Parma e poi dai consulenti della Procura. Ed è lo stesso Bossetti, a dire dei suoi legali, a volere dimostrare «la sua innocenza in aula», senza ricorrere al Tribunale del Riesame. «Noi sceglieremo la strada che ci consentirà di dimostrare l’innocenza di Bossetti - spiegano gli avvocati Silvia Gazzetti e Claudio Salvagni, quest’ultimo del foro di Como -: ci proveremo fino all’ultimo». Una strada che non contempla il ricorso al Tribunale del Riesame per chiedere la sua scarcerazione, perché la difesa non è ancora a conoscenza di tutti gli indizi in mano alla Procura, ma anche perché una conferma dell’ordinanza di custodia cautelare per omicidio aggravato dalle sevizie e crudeltà e dalla minorata difesa costituirebbe una decisione destinata a pesare come un macigno nel processo.

La superesperta

La difesa ha intanto nominata una consulente per contestare il Dna.

La scelta è caduta su Sarah Gino, ricercatrice e genetista forense, di 45 anni, laureata vent’anni fa all’università di Torino con la tesi «Applicazione dei polimorfismi del Dna all’identificazione di tracce biologiche in medicina legale: tecniche di estrazione ed analisi».

E’ stata nominata consulente dalla difesa nel processo a Salvatore Parolisi, accusato dell’uccisione della moglie Melania Rea, e nel dibattimento a carico di Amanda Knox, nel caso Meredith.

Nel ’95 ha organizzato la sezione di genetica forense del Laboratorio di Scienze Criminalistiche a Torino sotto la direzione del professor Carlo Torre. Il laboratorio si occupa di indagini di identificazione di tracce, cadaveri sconosciuti, paternità/consanguineità.

Dal 2009 fa parte del Gruppo di lavoro per l’abuso ed il maltrattamento dell’infanzia, dal 2012 è responsabile del Laboratorio per lo studio del Cadavere, a Torino.

Le telefonate e le celle

Lo studio del traffico telefonico di Bossetti è nel frattempo sempre fonte di particolari suggestivi: dalla telefonata alla madre il giorno in cui portò la moglie in una sorta di tour del macabro nel campo di Chignolo, dove Yara era stata trovata qualche tempo prima, a un’altra, effettuata sempre agganciandola cella di Chignolo, il 6 dicembre, nei giorni in cui in carcere si trovava Mohamed Fikri, il marocchino che poi risultò estraneo al delitto e definitivamente uscito di scena. Rimane sospetta anche la frequentazione più assidua di quanto Bossetti ha raccontato con Brembate, dove Yara viveva. Ci andava poche volte, sostiene il muratore, ma testimoni lo hanno visto molto più spesso.

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