Yara, in quel furgone

la chiave del mistero

Dopo la prova del dna che ha fatto finire in carcere Massimo Bossetti per l’omicidio di Yara, i Ris di Parma adesso cercano nel furgone e nell’auto dell’artigiano altri indizi. Intanto si scopre che la madre di Bossetti, Ester Arzuffi, era stata intercettata. Ma gli inquirenti negano che questa sia stata la svolta delle indagini

Tracce occulte di sangue: è quello che cercheranno di trovare i Ris sulla Volvo V40 e sul furgone di Massimo Bossetti.Eventuali tracce biologiche della vittima sulla sua macchina o sull’autocarro inchioderebbero l’artigiano edile di Mapello, finito in cella per l’omicidio di Yara sulla scorta di un elemento schiacciante – la prova del dna – che però da sola non basta a chiarire i tanti punti ancora oscuri della vicenda.

Intanto, è proprio «fare luce» l’obiettivo che si pongono i Ris di Parma, guidati dal colonnello Giampietro Lago. Per farlo useranno proprio una lampada, la «Crimescope», una sorgente di luce a particolare lunghezza d’onda, capace di individuare anche la presenza di eventuali tracce latenti di fluidi biologici, fibre o capelli. E utilizzeranno anche il «luminol», sostanza chimica utilizzata per individuare nello specifico tracce occulte di sangue, anche qualora siano state lavate o rimosse: il «luminol» infatti reagisce alle tracce latenti di sangue assumendo una colorazione blu brillante.

Le indagini proseguono anche sugli altri fronti. In particolare sull’analisi dei tabulati e dei dati delle celle telefoniche relative all’utenza mobile in uso a Massimo Bossetti. L’obiettivo di chi indaga è, da un lato, capire se l’artigiano edile di Mapello e la piccola Yara fossero già venuti in contatto nei giorni precedenti all’omicidio. La presenza del telefonino di Bossetti e quello di Yara agganciati allo stesso ripetitore della telefonia mobile, dimostrerebbe che i due si trovavano, in un determinato giorno e a una determinata ora, nello stessa area (cella) coperta da quell’antenna.

Intanto si scopre che Ester rzuffi, la madre di Bossetti, era intercettata da venerdì 13 giugno, quando gli inquirenti avevano avuto la certezza, dalla comparazione del dina, che fosse lei la madre di «Ignoto1». Cimici nell’abitazione e telefono sotto controllo per capire se la donna avesse confidato al figlio che il vero padre era Giuseppe Guerinoni. Secondo un’indiscrezione rivelata da Tgcom, nel corso di una telefonata Massimo e la madre avrebbero dato l’impressione di essere consci di essere al corrente della faccenda. Da qui la necessità di sottoporre il muratore a pedinamenti per evitare il pericolo di fuga. L’indiscrezione ieri però non ha trovato riscontri. Una conversazione di tale tenore non campare in nessuna carta degli inquirenti.

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