YARA, IL PM NON HA DUBBI
«BOSSETTI E’ L’ASSASSINO»

Il pm Letizia Ruggeri non ha dubbi: «Massimo Giuseppe Bossetti è l’assassino di Yara Gambirasio. La ragazza fu colpita da diverse coltellate, tre colpi al capo e lasciata agonizzante». Tra le prove a carico dell’uomo anche il telefonino “agganciato” nella zona di Mapello quando la ragazzina sparì. E’ stato fermato per evitare il pericolo di fuga. Ieri la sua casa è stata perquisita a lungo e sono stati sequestrati parecchi oggetti tra cui il computer

- La madre del fermato: «Se è lui paghi»

- La trappola dell’etilometro

- Come si è arrivati a identificare l’uomo

- Il lavoro delle squadre scientifiche

- L’arrestato conosceva la vittima

- “Lite” fra Procura e il ministro Alfano

E’ accusato di omicidio con l’aggravante delle sevizie e della crudeltà Massimo Giuseppe Bossetti, il 44enne fermato per l’omicidio di Yara Gambirasio.

Nel provvedimento di fermo si scrive che il suo dna mostra una «sostanziale assoluta compatibilità» con quello ritrovato sui leggings di Yara.

Il pm, nello stesso documento, ricostruisce come morì Yara , che ricevette «tre colpi al capo e plurime coltellate in diverse regioni del corpo e abbandonata agonizzante in un campo isolato». Per il magistrato non ci sono dubbi: Bossetti è l’assassino di Yara. Tra le prove a sui carico anche il telefonino “agganciato” nella zona di Mapello, nei momenti in cui La ragazzina spariva.

Ieri la casa di Bossetti a Mapello è stata perquisita dagli inquirenti alla ricerca di indizi compromettenti, così come sono state passate al setaccio la sua auto, una Volvo V40 e il suo furgone bianco. Alcuni oggetti, tra cui il computer, sono stati posti sotto sequestro.

C’è poi un altro elemento che si sta cercando di chiarire.Bossetti conosceva Yara o la sua famiglia? L’aveva già vista prima. Lei è salita sulla sua auto volontariamente perchè si fidava o c’è stata spinta a forza? Preda occasionale o presa di mira?

Un particolare sembra emergere. Pare che la ragazzina fosse spaventata perchè si era accorta che qualcuno la spiava. Lo aveva raccontato al fratellino, ma poi quella sensazione si era affievolita ed anche la famiglia non aveva fatto troppe domande, forse per non allarmarla ulteriormente. Questo particolare ora ritorna e sarà ovviamente attentamente vagliato dagli investigatori.

Intanto Bossetti è rinchiuso e guardato a vista nel carcere di Bergamo. Forse già oggi o domani mattina sarà sottoposto all’interrogatorio di convalida dell’arresto.

La trappola dell’etilometro

E’ stato venerdì scorso che gli investigatori impegnati nel caso Yara hanno avuto la conferma che una delle donne prese in esame era madre del cosiddetto ignoto 1. Lo ha spiegato il comandante provinciale dei carabinieri di Bergamo, Antonio Bandiera, fornendo una breve ricostruzione delle indagini. Domenica scorsa, Giuseppe Massimo Bossetti è stato controllato con uno stratagemma: è stato sottoposto ad etilometro. Lunedì la definitiva conferma che il suo Dna era lo stesso di quello trovato sui leggings della ragazza uccisa. Da qui il fermo. Il comandante dei carabinieri bergamaschi si è detto «orgoglioso del lavoro svolto in perfetta sinergia dalle forze dell’ordine con il coordinamento della Procura di Bergamo».

La conoscenza

Tra la soddisfazione per l’arresto del presunto responsabile dell’omicidio di Yara Gambirasio e il clamore per l’indagine, emergono altri particolari sul fermato, Massimo Giuseppe Bossetti. Quest’ultimo sarebbe il nipote biologico (non anagrafico perché figlio illegittimo) della donna di servizio della famiglia Gambirasio. Non si esclude, dunque, che l’uomo conoscesse Yara.

La madre di Massimo Giuseppe Bossetti, inoltre, fu sottoposta al test del dna alcuni mesi fa. La svolta è avvenuta grazie alla segnalazione di vecchio amico di Giuseppe Guerinoni. La donna si chiama Ester Arzuffi e vive a Terno d’Isola, un altro paesino a pochi chilometri da Brembate e Mapello.

La madre di Bossetti

«Poteva succedere a un nostro conoscente, invece è successo a noi. Se è stato lui, deve pagare» così Ester Arzuffi, la mamma di Massimo Giuseppe Bossetti, ha detto rivolta ad una vicina, secondo quanto si è ascoltato al citofono di casa che era aperto, nella palazzina di Terno d’Isola, paesino della bergamasca dove vive col marito.

Un’amica della donna ha aggiunto che «Ester è devastata, non si spiega questa cosa. Dice che non può essere stato davvero suo figlio. Continuava a dirci che è vero che ha fatto il test del dna, ma sostiene che il figlio sia di suo marito Giovanni».

La polemica

Frattanto scoppia una polemica a distanza fra il procuratore di Bergamo e il ministro Alfano che lunedì aveva anticipato che era stato individuato il presunto autore dell’omicidio, di fatto costringendo la Procura a confermare.

«Era intenzione della Procura mantenere il massimo riserbo

- ha spiegato a conferma dell’irritazione, il procuratore Francesco Dettori - anche a tutela dell’indagato in relazione al quale, secondo la Costituzione, esiste la presunzione di innocenza».

Dal canto suo il ministro ha replicato in modo duro: «Io non ho dato alcun dettaglio”: piuttosto la Procura di Bergamo «dovrebbe chiedersi chi ha inondato i mass media di una quantità infinita di informazioni e dettagli».

Il presunto assassino di Yara Gambirasio è stato individuato è sottoposto a provvedimento di fermo lunedì.

Il fermato è Massimo Giuseppe Bossetti, 44 anni. E’ un muratore incensurato nato a Clusone (Bergamo) ma residente a Mapello.

L’11 aprile scorso - il giorno dopo la conferma arrivata dalle analisi sui profili genetici che Giuseppe Guerinoni, l’autista di Gorno morto nel ’99, era il padre biologico dell’assassino di Yara Gambirasio - gli investigatori, tra l’altro, avevano ascoltato un vecchio amico dell’autista di bus che vive a Clusone.

Il testimone, infatti, aveva già raccontato in passato agli inquirenti di aver ricevuto da Guerinoni la confidenza che quest’ultimo aveva avuto una relazione con una donna della zona, ossia proprio di Clusone, la cittadina in cui è stato fermato il presunto omicida.

Il campione

Il 26 aprile scorso, inoltre, si era saputo che i carabinieri avevano prelevato un campione di Dna con un tampone salivare a una donna di 80 anni di Clusone. Il prelievo di saliva era stato inviato subito al Ris di Parma per la comparazione con quello del cosiddetto “Ignoto Uno”. All’anziana donna i carabinieri erano arrivati sulla base di alcune voci di paese che le avevano attribuito una frequentazione negli anni Sessanta con Giuseppe Guerinoni.

Dopo aver estrapolato dal cadavere di Yara il Dna di quello che gli investigatori hanno chiamato “ignoto 1” è iniziata una campionatura a tappeto su tutto il territorio intorno a Brembate di Sopra dove viveva la ragazza. I carabinieri e la polizia hanno comparato migliaia di profili genetici fino ad arrivare a quello del presunto assassino.

La trappola biologica

La certezza scientifica che Ignoto 1 sia figlio illegittimo di Guerinoni, la cui salma era stata riesumata nel marzo scorso, è emersa dal confronto del Dna messo nero su bianco nella relazione consegnata alla procura dall’anatomopatologa Cristina Cattaneo e si basa sul fatto che due profili genetici non possono coincidere in maniera così infinitesimale tranne che nel caso ci si trovi di fronte a un rapporto di parentela stretto come quello tra padre e figlio. I tre figli legittimi di Guerinoni, due maschi e una femmina, erano già stati sottoposti al confronto del Dna, ma con esito negativo. L’unica ipotesi plausibile, appunto, è che Guerinoni abbia avuto un figlio illegittimo.

Già un precedente confronto del Dna aveva confermato la paternità di Guerinoni: la traccia genetica trovata su Yara era stata infatti confrontata dalla polizia scientifica di Roma e dall’università di Tor Vergata con il Dna dell’autista di Gorno, ricavato da un vecchio francobollo sulla patente di guida di Guerinoni. In quel caso la compatibilità era risultata pari al 99,9999927%. Il confronto con il profilo genetico estratto da un femore del bergamasco dall’antropologa forense Cattaneo ha dunque garantito lo 0,00000717% di compatibilità in più.

All’autista di Gorno gli inquirenti erano arrivati attraverso un suo nipote, un giovane che frequentava un locale situato vicino al campo dove venne trovato il corpo di Yara: gli inquirenti avevano deciso di prelevare il Dna a tutti i frequentatori per raffrontarli con “Ignoto 1”. Ricostruendo il suo albero genealogico si era arrivati a Guerinoni, il cui Dna era ancora più simile a quello di “Ignoto 1”. Per un’altra coincidenza la madre del giovane aveva tra l’altro lavorato per un certo periodo di tempo, in passato, come collaboratrice domestica proprio a casa Gambirasio.

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