Via libera ai funerali,
con massimo 15 persone

Le disposizioni del vescovo: esequie in chiesa, ma all’ingresso verifica della temperatura corporea. All’interno obbligo di mantenere le distanze, norme precise anche per i sacerdoti. Rimangono vietati i cortei

Da domani, secondo quanto stabilito dal Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dello scorso 26 aprile, sarà possibile tornare a celebrare i riti funebri alla presenza dei congiunti del defunto, fino ad un massimo di quindici persone.

A partire dalle interpretazioni del decreto fornite dal Ministero dell’Interno e delle indicazioni della Conferenza episcopale italiana, il vescovo Oscar Cantoni ha stabilito che, «fino a nuova comunicazione, le esequie consistano in una celebrazione circoscritta in un edificio di culto o, previo accordo con il Comune, nello spazio aperto di un cimitero». Non sarà, invece, ancora possibile la celebrazione delle veglie funebri nelle case dei defunti o in chiesa.

Forma liturgica

Con un decreto valido per l’intera Diocesi di Como, quindi anche per tutte le parrocchie di Valtellina e Valchiavenna, monsignor Cantoni ha stabilito che la forma liturgica riti funebri «potrà consistere nella celebrazione della Messa esequiale con il rito dell’ultima raccomandazione e del commiato secondo il Rito delle esequie, oppure nella Liturgia della Parola. Anche la celebrazione della Messa potrà avvenire direttamente al cimitero».

Ai riti non potranno partecipare persone con sintomatologia da infezione respiratoria e febbre (maggiore di 37,5° C), come pure quanti sono positivi al coronavirus o sottoposti alla quarantena. «Prima dell’accesso ai luoghi della celebrazione - spiega il decreto del vescovo - ai convenuti sarà misurata la temperatura corporea mediante termo-scanner di cui la Parrocchia dovrà assolutamente dotarsi». I presenti, in ogni caso, dovranno indossare «idonei dispositivi di protezione delle vie respiratorie e mantengano le distanze interpersonali previste».

Le indicazioni

Nel decreto di monsignor Cantoni sono poi contenute indicazioni per i sacerdoti e i loro collaboratori, invitati ad igienizzare le sedute, le maniglie delle porte, delle superfici e degli arredi prima e dopo ogni celebrazione. Inoltre, la preparazione «dei vasi sacri e in particolare delle ostie per la comunione - si legge nel decreto - sia fatta con guanti monouso nuovi e indossando la mascherina; le particole per la comunione dei fedeli siano in una pisside distinta rispetto all’ostia del sacerdote. La pisside sia mantenuta coperta ad eccezione del momento della consacrazione».

Per quanto riguarda la celebrazione, le indicazioni invitano ad evitare ogni contatto fisico e a sospendere il rito del segno di pace. Nel caso poi in cui la celebrazione dovesse svolgersi al chiuso, dovranno essere indicati con chiarezza i posti da occupare. Il celebrante, prima di distribuire la comunione ai fedeli - che dovranno attendere ai propri posti -, «si disinfetti accuratamente le mani con l’apposito gel e indossi la mascherina». Inoltre, per evitare il più possibile i contatti, il decreto prevede che, «terminato il rito di commiato, i partecipanti si allontanino celermente dal luogo della celebrazione, evitando la formazione di assembramenti o di cortei di accompagnamento al trasporto del feretro».

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