Un anno dopo la “Vaia”. In arrivo altri soldi: «Ma c’è ancora da fare»

La tempesta. In Valle caddero 150mila mc di legname. La Regione ha messo a disposizione ancora 4 milioni. Puntel: «Ci sono delle zone che restano inaccessibili».

Venne la pioggia, a bordate, poi venne il vento, e fu tempesta. In Italia e in Valtellina si fa il punto in questi giorni sulle opere di ricostruzione dei boschi distrutti dalla tempesta Vaia nel ricorrere di un triste compleanno. Nell’autunno del 2018, dal 26 al 30 ottobre, piogge persistenti flagellarono le Alpi centrali e orientali, alle piogge si aggiunse un fortissimo vento di scirocco che, soffiando tra i 100 e i 200 km/h per diverse ore, provocò la caduta di milioni di alberi e la conseguente distruzione di decine di migliaia di ettari di foreste alpine. La calamità generò ingenti problemi di dissesto ambientale e da allora si sono moltiplicati gli sforzi di ripulitura e bonifica del sottobosco.

Un impegno che è ancora in corso e che vede impegnati le Comunità montane e i consorzi forestali, le imprese boschive, nel recupero dei tronchi caduti. Il legname a terra, in quelle quantità, se recuperato diventa una risorsa, viene avviato alla lavorazione per il mercato della filiera legno, per le biomasse legnose, se resta dove è stato abbattuto, marcisce e crea squilibri sugli assetti eco ambientali.

In Lombardia la tempesta gettò a terra circa 600mila metri cubi di legname e tronchi, solo in provincia di Sondrio ne caddero circa 150mila metri cubi. I cantieri di foresta anche da noi lavorano da mesi, molto è stato fatto, tanto resta ancora da fare.

Proprio venerdì la Regione Lombardia ha annunciato di aver stanziato sul settore “foreste” altri 4 milioni di euro per “ripristino danni della tempesta Vaia”. «La Regione Lombardia - ha affermato a riguardo l’assessore all’Agricoltura, alimentazione e sistemi verdi Fabio Rolfi, promotore dell’iniziativa - non lascia soli i Comuni e le Comunità montane. Dopo la tempesta Vaia dello scorso ottobre avevamo già stanziato 7 milioni di euro per finanziare 108 interventi immediati. Ora mettiamo altri 4 milioni di euro per azioni di prevenzione e di ripristino delle foreste danneggiate dalle calamità naturali». Si finanziano 29 progetti, tutti quelli ammessi a istruttoria, «presentati da enti di diritto pubblico, consorzi forestali, privati proprietari o possessori di boschi». Si corre ancora per rendere fruibile il legname stroncato dai venti. «Finanziamo in conto capitale - ha aggiunto Rolfi - il 100% delle spese per il taglio di piante morte o danneggiate, l’esbosco dei tronchi, piste temporanee di esbosco, spese generali per progettazione e direzione lavori. I danni maggiori - ha specificato - si erano verificati in Valcamonica e in Valtellina. Vogliamo lavorare con tutti gli attori della montagna per trasformare le nostre foreste in una straordinaria risorsa per l’economia della nostra regione valorizzando la filiera bosco-legno».

I nuovi fondi arrivano al momento giusto. «Proprio così - ha affermato da Valfurva Carmelino Puntel, presidente lombardo della Associazione consorzi forestali - la gran parte del legname caduto è stata recuperata, ma c’è ancora da fare. E si poteva pensare che Regione Lombardia intervenisse impegnandosi ancora con qualche stanziamento». La mappa dei recuperi di fusti a terra nella nostra provincia è a macchia di leopardo. «Le zone colpite da sradicamento di alberi - ha ancora precisato Puntel - sono nell’Alta Valle, nel Tiranese, nel Sondriese. In Alta valle in Valfurva e a Santa Caterina ad esempio, le difficoltà sono state amplificate dai problemi viabilistici connessi all’aggravarsi della frana del Ruinon. La pista alternativa non consente il passaggio di mezzi idonei al carico dei grandi tronchi, la società di teleriscaldamento ha dovuto alcune settimane fa noleggiare e impiegare l’elicottero per assicurare l’approvvigionamento del legname che servirà a riscaldarci. Altrove si è recuperato molto, ma restano zone poco accessibili, sopra i 1300, 1400, 1500 metri di quota. Sono aree non raggiunte da strade forestali e piste bianche. Lì, il lavoro resta da completare».

© RIPRODUZIONE RISERVATA