Uccise don Roberto
«Sono vittima
di un complotto»

Ennesimo show dell’omicida davanti al pm: «Voglio l’avvocato Taormina» Non ha speso una parola sul delitto di Como

Chissà quale spettacolo metterà in scena quando finirà davanti alla corte d’Assise per rispondere dell’accusa di omicidio premeditato, Radhi Mahmoudi, l’assassino reoconfesso di don Roberto Malgesini.

Nei giorni scorsi l’uomo è stato protagonista dell’ennesimo show contraddittorio: prima ha chiesto di poter essere interrogato dal pubblico ministero, che gli aveva notificato l’avviso di chiusura delle indagini.

Problemi di comunicazione

Quindi i suoi avvocati di fiducia a pochi giorni dalla data dell’interrogatorio hanno rimesso il mandato, evidentemente per problemi di comunicazione e rapporti con il loro cliente. E infine, assistito dal primo legale che lo ha affiancato nei giorni immediatamente successivi al delitto, si è presentato in videoconferenza davanti al pubblico ministero dove ha evitato le domande del magistrato e si è limitato a dire due cose: di sentirsi vittima di un complotto e di volere come difensore l’avvocato Taormina.

La carta del vittimismo Mahmoudi la sta giocando ormai da anni, come dimostra un suo memoriale - sequestrato dalla polizia e di cui abbiamo dato conto in occasione della triste ricorrenza dei sei mesi dal delitto di piazza San Rocco - nel quale dapprima sostiene di essere una vittima del sistema (arrivando anche ad accusare l’ex prefetto di averlo personalmente preso di mira), quindi indica come data cruciale per le sue sorti future, legate ai provvedimenti di espulsione a suo carico, il 15 settembre, guarda caso il giorno dell’omicidio di don Roberto.

Quella tesi da complottista il killer del sacerdote che più volte lo aveva aiutato e assistito l’ha riproposta anche davanti al pubblico ministero Massimo Astori nell’interrogatorio dei giorni scorsi. Assistito dall’avvocato d’ufficio, Davide Giudici, Mahmoudi ha detto che contro di lui è stato messo in piedi un vero e proprio complotto e ha tirato in mezzo, in questa sua versione, pure il consolato del suo paese di origine, il Marocco.

Punto cruciale

Il secondo punto cruciale dell’interrogatorio - peraltro durato davvero una manciata di minuti - ha riguardato l’insistente richiesta di poter essere assistito dall’avvocato Carlo Taormina, già difensore (tra gli altri) del gerarca SS Erich Priebke, di Annamaria Franzoni nel processo per il delitto di Cogne, del patron della comunità di San Patrignano Vincenzo Muccioli, nonché ex sottosegretario al ministero dell’Interno nel governo Berlusconi.

Pare che Mahmoudi avesse già formalizzato la nomina del legale romano, ricevendo però un diniego.

A parte questi due passaggi del tutto marginali, l’indagato non ha voluto affrontare altri temi e, soprattutto, non ha voluto rispondere ad alcuna domanda riguardante l’omicidio per il quale si trova in carcere.
P.Mor.

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