Tremenda riapre il 22
«Insegnerò ai ragazzi
a ripartire dai valori»

Don Gigi Pini Vent’anni di «voglia di vivere» a Samolaco Il centro rimesso a nuovo è a norma anti covid, pronto per l’attività estiva

Samolaco

Ripartire dai valori. Per don Gigi Pini, vent’anni a Tremenda XXL, di Samolaco, l’unica “farm” al mondo in cui “Tremenda è la voglia di vivere”, non c’è altra strada. Non c’è scorciatoia. Non c’è lockdown che tenga.

Siete chiusi dal 24 febbraio, “don”, e ripartirete il 22 giugno. Come?

Guardandoci negli occhi, come sempre. Ho voglia di vedere in faccia i bambini, i ragazzi, i giovani. Vedere se hanno grinta, se hanno voglia di rimettersi in gioco, di tornare a sognare. Lo ammetto, sono preoccupato per gli effetti del lockdown sui giovani. Se ne sentono, se ne

Cosa ha in mente, “don”, per la prossima estate?

Apriremo con il “Campus 2020”, un cammino formativo sotto forma di gioco, che riguarderà tutto l’anno, e che coinvolgerà, nei prossimi mesi, prima i bambini delle elementari, per due settimane, poi i ragazzi delle medie, per altrettante. Sono gruppi da 22 persone massimo. Non per via del coronavirus, però, sono sempre stati di queste dimensioni, perché ho bisogno di seguire, passo passo, tutti i bambini, guardarli negli occhi a uno ad uno, e per fare un’attività di questo tipo non posso andare su gruppi troppo grossi.

Il filo conduttore del vostro lavoro di gruppo qual è?

I fili conduttori, perché sono i valori. La semina, la tenacia, la felicità, l’umiltà, il rispetto, l’uguaglianza. Come elementi imprescindibili per costruire un futuro migliore. Ovviamente cerchiamo di farlo con la “leggerezza” che il gioco permette.

Ma i bambini e i ragazzi recepiscono questi temi?

Talvolta manca in loro la voglia di sognare, ma penso che, alla fine, ci aiutiamo a vicenda. Tremenda lavora a indicare una via, valoriale, i ragazzi ci restituiscono la carica, l’affetto. È importante, perché anch’io, anche noi, coi ragazzi, non ci sentiamo mai soli o giù di morale. Guardiamo avanti, restiamo proiettati nel futuro. L’importante è avere grinta, ma anche calma e obiettivi veri.

Cosa ha significato per lei, don Gigi, questa fase di stop forzato?

È stata dura da una parte. Siamo chiusi dal 24 febbraio. Non vedo i ragazzi da allora. Ci rapportiamo solo ogni settimana, al sabato, via radio Tsn. Non sono un prete tecnologico che riesce a colloquiare via social, e, poi, io voglio guardare in faccia i ragazzi. Per cui, il lockdown è stato impietoso, però mi ha dato anche tempo per riorganizzare spazi e prospettive.

In che senso?

Ad esempio, con la mia collaboratrice e dipendente, Laura Fustella, che insegna danza, abbiamo rivoltato Tremenda come un calzino, pulito, riordinato e riorganizzato tutti gli spazi. E parlo di 800 mq interni e 16mila esterni. Un lavoro incredibile. Che, in fondo, ci voleva. E ora siamo pronti, con tutti i crismi, a ripartire e a riospitare i ragazzi in tutta sicurezza

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