Tangenti, Pennestrì jr. confessa
Ma l’interrogatorio è top secret

Ampie ammissioni del figlio dell’ex patron della Comense sulle mazzette all’Agenzia delle Entrate

Non accampa grandi scuse o spiegazioni alternative clamorose, Stefano Pennestrì. Anzi, davanti al pubblico ministero, durante nove ore serrate di interrogatorio, fa ampie ammissioni riguardo le accuse di corruzione.

Ma il contenuto del botta e risposta tra il commercialista, accusato di aver pagato mazzette all’ex direttore dell’Agenzia delle entrate di Como in concorso con il padre Antonio Pennestrì, è stato sigillato dalla Procura. Il pubblico ministero Pasquale Addesso e il procuratore capo Nicola Piacente hanno infatti segretato il verbale. Segno che nel lungo confronto, nella sala interrogatori del carcere di Monza, il commercialista con studio in via Auguadri ha fornito materiale utile per l’inchiesta.

Gli inquirenti vogliono comprendere il grado di consapevolezza di molti clienti dello studio Pennestrì sulle somme di denaro pagate - secondo l’accusa - ai vertici dell’Agenzia delle entrate «al fine di far ottenere indebite riduzioni del debito erariale, dovuto a titolo di imposte, sanzioni e interessi» da una serie di contribuenti legati ai commercialisti finiti in carcere.

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