Spariti 200 infermieri
E non si trovano sostituti

L’Ordine Calo repentino negli ultimi tre anni, gli iscritti ora sono 1.780 Tra le cause cambi di sede, pensionamenti e abbandono della professione

Sono in calo gli iscritti all’Ordine delle professioni infermieristiche della provincia di Sondrio.

In tre anni, dal 2017 ad oggi, sono scesi di circa 200 unità, approdando all’attuale quota di 1.780 iscritti, e questo per effetto di trasferimenti di sede di lavoro e di residenza, di pensionamenti uniti all’abbandono definitivo dell’esercizio della professione infermieristica o, in alcuni casi, pochi, di cambiamento della professione vera e propria.

Scarsi innesti

Ma quel che più preoccupa è il fatto che i nuovi innesti languono, se si pensa che quest’anno, ma il trend riguarda anche i precedenti, sono solo 8 i neolaureati del corso triennale di Infermieristica di Milano-Bicocca, sede di Faedo, iscritti all’Ordine di Sondrio, vuoi perché residenti qui, vuoi perché hanno eletto il loro domicilio lavorativo nella nostra provincia.

«Siamo in carenza di risorse, sia a livello ospedaliero, sia a livello territoriale - afferma Giuseppe Franzini, presidente dell’Ordine delle professioni infermieristiche della provincia di Sondrio -, perché solo sul Morelli di Sondalo mancano almeno 50 figure infermieristiche e almeno 40, a essere ottimisti, mancano a livello dei servizi territoriali. È un argomento molto sentito, quello della carenza di infermieri, anche in ragione dell’allestimento dei nuovi servizi previsti dalla riforma sanitaria regionale come Case ed Ospedali di comunità che si fondano, proprio, sull’apporto infermieristico».

La proposta

Come uscire, quindi, da questo dilemma? Come rendere attrattiva una professione che, oggi, richiede l’espletamento di un percorso di laurea, molto interessante, ma anche impegnativo? Per Letizia Moratti, vicepresidente e assessore regionale al Welfare, una via potrebbe essere quella di riconoscere un ruolo diverso e maggiore agli operatori socio sanitari in supporto agli infermieri, tenuto conto che con il decreto milleproroghe i primi sono già stati inseriti nel comparto sanitario, mentre prima erano inglobati in quello tecnico. Una strada che non dispiace all’Ordine delle professioni infermieristiche.

Revisione dei compiti

«Noi, come coordinamento regionale Opi - dice Franzini -, abbiamo già formulato una proposta di revisione dei compiti degli operatori socio sanitari, nell’ambito del decreto milleproroghe, perché aumentando il loro numero ed estendendo, un poco, le loro competenze, possono venire in aiuto all’infermiere stesso».

Una professione sanitaria, quest’ultima, oggi in difficoltà per via anche delle sospensioni da mancata vaccinazione. Perché sono più di 60 gli infermieri sospesi, in provincia di Sondrio, di cui una ventina reintegrati dopo aver effettuato la vaccinazione o per aver certificato e dimostrato la loro impossibilità a vaccinarsi. E, dal 15 dicembre, spetterà all’Ordine stesso, non più ad Ats, effettuare gli accertamenti.

«Anche questo non è un passaggio facile - dice Franzini -. Stiamo predisponendo la piattaforma nazionale dalla quale poter attingere i dati provinciali degli iscritti, fatta salva la tutela della privacy di ciascuno. È un passaggio delicato, nel quale saremo impegnati soprattutto in sede di verifica dell’obbligatorietà dell’effettuazione della terza dose di vaccino. All’atto pratico, si procederà come ha proceduto Ats della Montagna fino ad ora, cioè inviando una nota di accertamento ai singoli iscritti e chiedendo loro di ottemperare all’obbligo di vaccinazione nei termini di legge o, diversamente, di giustificare la mancata vaccinazione».

La procedura

Se la giustificazione verrà ritenuta idonea, cioè motivata da particolari condizioni di salute, il professionista non verrà sospeso, diversamente si procederà alla sospensione dal lavoro, senza stipendio, fino alla vaccinazione.

E nel caso a questa non si dovesse dar corso, la sospensione resta in essere almeno fino al 15 giugno del prossimo anno.

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