Sondrio, 139 dipendenti
via dal mondo della scuola

Appena si hanno i requisiti si scappa e tra i 139 in partenza c’è anche chi ci rimetterà. Il dato messo in luce dalla Cisl di Sondrio, che sottolinea il rischio che non ci sia personale per le sostituzioni.

ll dato è in linea con quello di un anno fa, ma in provincia appena si hanno i requisti, si scappa dal mondo della scuola. Nel 2019 ad andare in pensione furono 140 lavoratori, oggi 139. A fare la differenza però è che sono sempre di più quelli che decidono di ritirarsi, anche “smenandoci” di tasca propria. Addirittura c’è chi dice addio al pianeta istruzione locale pur non avendo ancora raggiunto l’età pensionabile. Saturi della burocrazia che soffoca il sistema, se ne vanno, restando in attesa un giorno, di percepire quanto gli spetta dopo anni di lavoro in cattedra.

È il dato messo in luce dalla Cisl Scuola di Sondrio, a commento dei numeri di recente resi noti dall’Ufficio scolastico regionale della Lombardia sull’uscita dal sistema a fine agosto di 139 lavoratori. Con un serio rischio: che non ci sia il personale per sostituirli. Ma cominciamo dai numeri: «Tra il personale Ata si contano 34 prossimi pensionati - snocciola dati la segretaria generale Giovanna Bagiotti -, di cui 11 collaboratori scolastici (bidelli, nda), tre assistenti amministrativi, un assistente tecnico e tre Dsga», alias Direttori dei servizi generali e amministrativi, ovvero i “capi” delle segreterie, merce rara di questi tempi. «Il problema è serio - fa notare Bagiotti -: sul territorio, fenomeno diffuso anche a livello nazionale, non ci sono lavoratori con questo titolo». Il concorso per la creazione di queste figure indispensabili è in itinere, ma nel nostro sistema oggi sono 17 le istituzioni che ne sono prive.

Passando ai docenti il quadro è il seguente: «Sono 17 nella scuola dell’infanzia - prosegue nella sua panoramica Bagiotti -, 35 prossimi pensionati alla primaria, 16 nella secondaria di primo grado e 37 in quella di secondo grado», alle superiori per intenderci, che conta il maggior numero di docenti in fuga. Lo scorso anno «ci fu un solo caso isolato di un docente, senza i requisiti per la pensione, che diede le dimissioni. Quest’anno sono tre. È un chiaro e serio segnale di quanto questa professione stia dando segni di sofferenza - l’opinione di Bagiotti -. Stando a quello raccontato dai lavoratori che si sono rivolti alla Cisl per le pratiche di pensionamento, non pesa tanto il rapporto con gli alunni, piuttosto la burocrazia incombente, che ruba tempo all’insegnamento e alla didattica, che dovrebbe essere il cuore di questa professione».

Di questi 139 la Cisl Scuola ne ha seguiti circa il 50%, constatando che «alta è l’attenzione sull’evolversi della situazione generale e non appena si hanno i requisiti per il pensionamento vengono presentate le domande. Tra i nostri assistiti 27 vanno in pensione con “Quota 100”, 28 in base alla “Legge Fornero” e sei per vecchiaia. Tre, come anticipato prima, senza pensione e solamente una docente con la cosiddetta “Opzione donna”», modalità piuttosto penalizzante, in quanto comporta una decurtazione della pensione che si attesta attorno ad un meno 25-30% rispetto a quanto si dovrebbe percepire.

Sostituzione difficile

«Non sarà semplice sostituire questi docenti, anche alla luce dei continui ritardi sulla data di avvio dei due concorsi – uno ordinario e uno straordinario -, causati dal cambio di ministro e dall’instabilità del governo. Ciò significa che il quadro il prossimo anno alla ripresa delle lezioni sarà ancora più tragico di quest’anno».

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