«Sognavo di andare alle Olimpiadi
E in qualche modo ci sono riuscito»

Giulio Dioli sta lavorando a Pechino per realizzare la rampa di big air Da Caspoggio fino alla Cina: «La costruiamo per i rider più forti, una bella responsabilità»

«Il mio sogno da piccolo era di partecipare alle Olimpiadi, non l’ho fatto come speravo ma in qualche maniera ci sono riuscito».

A scriverlo sul suo profilo Instagram è Giulio Dioli - per gli amici “Giulietto” -, un ragazzo di 25 anni della Valmalenco, per la precisione di Caspoggio.

È il fratello minore di Nicola Dioli , ex talentuoso rider della Nazionale italiana di snowboard freestyle che si è ritirato un paio di anni fa.

Dal primo gennaio Giulio è a Pechino e sta lavorando per costruire la grande rampa di big air sulla quale si esibiranno i più forti snowboarder e freeskier al mondo, durante i prossimi Giochi olimpici che si disputeranno in Cina dal 4 al 20 febbraio.

Alla prossima rassegna a cinque cerchi ci sarà anche un po’ di Valmalenco: la ditta cinese incaricata per la costruzione della rampa per il big air è la Yibuparks, un’azienda specializzata nella costruzione di snow park in giro per il mondo; uno dei due titolari è un caspoggino che con grande intraprendenza ha realizzato, proprio in Cina, il suo sogno di costruire park dedicati allo snowboard e al freeski.

Si chiama Andrea Coatti , da una decina di anni vive a Chongli e ne avevamo raccontato la storia sulle pagine del nostro giornale, esattamente nell’aprile del 2017.

Grazie ad Andrea, Giulietto è riuscito a partire dalla Valmalenco alla volta di Pechino per vivere in prima persona le Olimpiadi. «Non è stato facile riuscire a venire qui in Cina - ci scrive via Whatsapp -. A causa di questa pandemia ho dovuto fare molti esami per ricevere il visto lavorativo.

Una volta arrivato, non ho dovuto sottopormi alla quarantena perché le autorità sanitarie locali hanno creato due “bolle” da dove non possiamo assolutamente uscire; praticamente, noi lavoratori non possiamo uscire dall’albergo o dalla nostra zona di lavoro».

Giulio è in compagnia di altri quattro shaper: il termine deriva dall’inglese ‘to shape’, dare forma, modellare, e gli shaper sono coloro che costruiscono i park dedicati allo snowboard e al freeski.

«Siamo cinque ragazzi che hanno già partecipato a eventi simili; chi più, chi meno, abbiamo un po’ di esperienza. Simon è, insieme ad Andrea Coatti, il fondatore di Yibuparks, l’azienda che ha realizzato molti eventi a livello mondiale qui in Cina, come il famosissimo Air & Style al quale ha partecipato anche mio fratello Nicola. Poi c’è Nejc che lavora per Schneestern, una compagnia tedesca anch’essa impegnata in eventi di grandissimo livello. Infine ci siamo io, Rafael e Aurelie che siamo quelli con un po’ meno esperienza ma che, grazie a Yibuparks, siamo riusciti a venire qui per partecipare attivamente a questi Giochi olimpici».

La struttura sulla quale gli atleti si esibiranno è imponente, una delle più grandi mai realizzate per ospitare una gara di questa spettacolare specialità olimpica.

«Abbiamo il compito di costruire un big air perfetto per i rider più forti del mondo che puntano al gradino più alto del podio; per noi è una bella responsabilità. La struttura dove viene costruito il salto è fissa, è quindi molto più resistente rispetto a quelle classiche che vengono realizzate momentaneamente solo per un determinato evento e poi smontate. Con una struttura fissa il gatto delle nevi può lavorare su tutta la pista, rendendoci il lavoro più semplice. La neve è tutta artificiale. La rampa si trova in una vecchia industria qui a Pechino; sullo sfondo ci sono infatti enormi ciminiere e svariate strutture industriali».

Giulietto rimarrà a Pechino fino al 16 febbraio e potrà assistere alle gare olimpiche dal vivo; le finali femminili e maschili di freeski big air sono in programma martedì 8 febbraio; martedì 15 febbraio quelle di snowboard big air.

«Credo sia l’esperienza più bella e strana della mia vita. Bella perché non capita tutti i giorni di avere la possibilità di lavorare da protagonista per un evento così grande come le Olimpiadi. Sono sempre stato appassionato di sport, ho sempre seguito ogni edizione dei Giochi e ho sempre desiderato avere la possibilità di rendermi partecipe in qualche maniera dell’evento più importante dell’intero panorama sportivo.

Va bene, non me lo immaginavo con un badile in mano ma sono comunque qui, è questo che conta. Strana perché, per colpa del Covid-19, è tutto molto diverso da come me lo immaginavo: non potere stare troppo a contatto tra di noi e non potere uscire dalle “bolle” rende questa esperienza meno avventurosa e divertente.

Il mio sogno sarebbe di fare comunque una bella impressione, facendo un ottimo lavoro, così da poter avere la possibilità di lavorare per altri eventi in giro per il mondo, perché il freestyle è la mia passione».

E conclude: «Ringrazio di cuore Andrea Coatti: senza di lui non sarei mai riuscito ad arrivare qui. E grazie anche a tutta la “crew” (lo staff, ndr) del Palù park: mi hanno insegnato questo mestiere e senza di loro non sarei a Pechino».

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