«Se in Valtellina
si contesta la Regione
qualcosa non va»

La riflessione del parlamentare leghista Ugo Parolo sulla situazione che si è venuta a creare per la sanità

«Se per la prima volta in Valtellina si organizza un manifestazione contro la Regione, la stessa che, paradossalmente, proprio i questi giorni sta elargendo una pioggia di milioni sul territorio, allora c’è qualcosa che non va. E quel qualcosa va cercato nel metodo, prima ancora che nel merito della questione».

Non sarà alla manifestazione di domani sera «per precedenti impegni», ma non per questo Ugo Parolo, il parlamentare della Lega che il Comitato aveva invitato a Sondalo, si chiama fuori dal dibattito sulla riorganizzazione sanitaria che sta incendiando l’estate valtellinese.

Non solo non si chiama fuori, ma coglie l’occasione per richiamare, innanzitutto, gli amministratori locali a responsabilità, ad un ruolo attivo e autorevole «perché - dice - non basta affidarsi e farsi rappresentare dagli “amici” o contrastare, a prescindere dal merito, i “nemici”».

Un contributo alla riflessione il suo che arriva sotto forma di lettera. Tre pagine scritte su carta intestata della Camera dei deputati indirizzate al Comitato in cui, premettendo di non voler entrare nello specifico di una questione così complessa «non avendo una competenza né una conoscenza completa in termini generali», il parlamentare prova a ragionare, «da politico e rappresentante delle istituzioni e del primo partito della Valle», sul perché si sia arrivati a questo muro contro muro.

«Ritengo che qualsiasi questione debba essere affrontata accettando il confronto - sostiene, togliendosi qualche sassolino dalla scarpa -, sia all’interno dei partiti, ma soprattutto tra le istituzioni e con il territorio, spiegando e motivando con pazienza ogni scelta, garantendo un reale e leale contraddittorio con assoluto rispetto delle posizioni altrui». A maggior ragione, sostiene Parolo, in montagna dove criticità e complessità sono maggiori.

E se il parlamentare si dice rammaricato per il fatto che a sindaci e cittadini non sia rimasta che la piazza per far sentire la propria voce, è una profonda amarezza quella che esprime nel constatare che il metodo decisionale senza confronto è ormai un modus operandi generalizzato.

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