Scuola, la scelta di una famiglia
«Teniamo i figli a casa
Ci sono troppe difficoltà»

Marito e moglie, liberi professionisti: se li mandassimo, attività a rischio

Ci ha pensato a lungo. Valutando diverse opzioni. Oltre ai pro e ai contro. Ma hanno deciso: lunedì 14 settembre al 99% non manderanno i loro tre figli in classe.

Per tutti e tre - e stanno cercando una famiglia che condivida il progetto - i genitori hanno scelto l’homeschooling. Cioè una scuola tra le mura domestiche: si seguono da casa i programmi scolastici sotto la guida di un insegnante (a loro spese, nda), e, a fine anno, dovranno affrontare un esame di idoneità per il passaggio alla classe successiva. Due bimbi, è il caso di usare il condizionale, dovrebbero frequentare la scuola primaria e uno quella dell’infanzia.

Prima di spiegare il perché della decisione presa, il padre vuole però fare una premessa: «Abbiamo partecipato agli incontri convocati da dirigenti e insegnanti delle scuole dei nostri tre figli e apprezziamo tantissimo il lavoro che hanno fatto e che stanno facendo. Lo condividiamo». Lo stesso per quanto riguarda «l’attenzione e la cura, oltre che l’impegno dei vertici scolastici in provincia». Il riferimento va all’Ufficio scolastico territoriale (Ust), al dirigente Fabio Molinari e al suo staff.

Lo stesso dicasi per le direttive ministeriali anti-contagio: «Sono chiare e anche condivisibili, oltre che comprensibili considerata l’emergenza sanitaria - sottolinea papà Claudio -, ma penalizzano tantissimo chi non può gestire i figli a casa. Noi non ce lo possiamo permettere: siamo entrambi liberi professionisti. Con due attività in proprio non ci si può permettere di stare a casa: tra danni economici e clienti che se ne vanno purtroppo basterebbero quei pochi mesi per compromettere 20 anni di attività». E con le regole di quest’anno «qualsiasi malattia stagionale comporta giorni di assenza, con il rischio, non remoto, di dover tenere a casa anche i fratelli».

Morale, senza nemmeno considerare il Covid, «è facile che si arrivi a un mese e mezzo o anche due di assenze». Se poi ci si mette anche il virus - il rischio di contagio chiaramente non lo si può escludere - «ogni scenario diventa possibile».

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