DISASTRO FERROVIARIO IN PUGLIA
27 I MORTI , SI CERCANO DISPERSI

Decine le persone ferite, alcune sono molto gravi. Si cerca ancora tra le macerie. Ferito uno dei due macchinisti, l’altro è tra le vittime. Recuperata una delle scatole nere: potrà aiutare a far luce sulla strage

Sono andati avanti per tutta la notte i lavori attorno ai resti dei due treni che si sono scontrati nelle campagne tra Andria e Corato, in Puglia, in un tratto in cui la ferrovia è a binario unico.

Una cinquantina di vigili del fuoco, assieme agli altri soccorritori, hanno continuato a tagliare e spostare le lamiere contorte dei due convogli alla ricerca di eventuali dispersi: un lavoro, ha spiegato il comandante dei vigili del fuoco di Bari Curzio, ancora lungo. «Stiamo demolendo progressivamente i pezzi delle carrozze più incidentate, poi procederemo alla rimozione dei resti. Opereremo in questa maniera, anche con l’aiuto delle unità cinofile, fino a quando non potremo escludere la presenza di altre persone». Fino alle 7 di questa mattina, però, non sono stati recuperati né individuati altri corpi.

Sarebbe vivo, anche se gravemente ferito, uno dei due macchinisti dei treni che si sono scontrati i in Puglia. Lo si apprende da fonti degli inquirenti, che confermano invece che l’altro macchinista sarebbe morto nell’impatto. A lui, infatti, apparterrebbero alcuni resti umani - in particolare una gamba e una mano - recuperati tra le lamiere della locomotrice del convoglio proveniente da Bari. Non si conosce, invece, la sorte dei due capotreni: non si sa, infatti, in quale carrozza si trovassero al momento dell’impatto

Al momento, confermano fonti del Dipartimento della Protezione Civile, il bilancio ufficiale resta dunque quello della tarda serata di ieri: 27 morti accertati e 15 feriti ancora ricoverati negli ospedali pugliesi, di cui una decina in gravi condizioni. Attorno alle 9 inizierà al Policlinico di Bari il lavoro per il riconoscimento delle salme: un’operazione molto complessa viste le condizioni di molti dei corpi recuperati.

Sul fronte delle indagini la Polfer di Bari ha estratto intatta la scatola nera del treno proveniente da Bari coinvolto nella strage di Andria. L’oggetto è considerato dagli investigatori di primaria importanza per lo sviluppo delle indagini. Dalla scatola nera, infatti, sarà possibile risalire alla velocità cui andava il treno e ricostruirne tutti i movimenti prima del tragico impatto. Sembra, invece, sia andata distrutta la scatola nera del convoglio proveniente da Barletta di cui - si apprende dalla Polfer - sarebbero stati ritrovati solo pochi brandelli.

«Lavoriamo sull’errore umano»

Un errore umano: è questa l’ipotesi prevalente della procura di Trani - che valuta comunque tutte le ipotesi, compresa quella del guasto - sulle cause del disastro. «Apparentemente abbiamo le idee chiare», dice in serata il procuratore aggiunto Francesco Giannella, che dirige l’inchiesta. «Questo significa che lavoriamo sull’errore umano o su quello che lo ha determinato o semplicemente sulle istruzioni che sono state date al personale».

Al momento il fascicolo della Procura è stato aperto per omicidio colposo plurimo e disastro ferroviario a carico di ignoti. «Non ci sono indagati, almeno per ora. Siamo ancora in una fase conoscitiva dell’inchiesta, ma non credo che questa fase durerà molto», dice il magistrato, facendo capire che l’iscrizione nel registro degli indagati delle prime persone è questione di ore.

Tornando alle cause e alle responsabilità, fondamentale sarà la documentazione che la società di trasporti Ferrotranviaria sta raccogliendo in particolare nelle due stazioni di partenza dei treni, Andria e Corato. Il direttore generale della società che gestisce il trasporto Bari-Nord, Massimo Nitti, ha annunciato che è stata già istituita una commissione di indagine interna» e che «sono stati avviati interrogatori preliminari del personale». «Abbiamo acquisito i tracciati degli apparati centrali - ha detto Nitti - sono stati ritirati i registri dei fonogrammi delle due stazioni e le registrazioni delle telefonate del personale coinvolto».

«Uno dei due treni è di troppo, non doveva essere lì»

«Poi - ha aggiunto - metteremo le cose in fila per capire cosa non è andato e perché entrambi i treni sono partiti». Una cosa è certa: «uno dei due treni è di troppo, non doveva essere lì».

Tutta la documentazione sarà messa a disposizione della magistratura inquirente. Indicazioni arriveranno anche dalle scatole nere dei due convogli per capire a che velocità viaggiassero e se sia stata tentata una frenata».

«Se fosse avvenuto anche 200 metri più in là avrebbero fatto in tempo a frenare».

«Si tratta di convogli modernissimi - ha detto Nitti - uno del 2005 e l’altro del 2009, dotati di sistemi frenanti efficienti». «La sfortuna ulteriore - ha aggiunto - è stata che lo scontro è avvenuto in curva, quindi nessuno dei due macchinisti è riuscito ad attivare in tempo il sistema frenante. Se fosse avvenuto anche 200 metri più in là avrebbero fatto in tempo a frenare».

Sotto accusa viene messa da più parti la linea unica. E c’è anche chi punta il dito contro la mancanza di sistemi automatici di supervisione della linea ferroviaria: in quella tratta, infatti, viene ancora usato il cosiddetto “blocco telefonico”, cioè la comunicazione telefonica del via libera sul binario unico.

Oltre all’inchiesta penale e a quella interna all’azienda, il ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Graziano Delrio, che si è recato sul posto, ha annunciato che sarà istituita una «commissione di indagine» sulla tragedia. Oggi il ministro riferirà al Parlamento sulla vicenda.

© RIPRODUZIONE RISERVATA