Sci, i gestori si arrendono
«Peccato, ma giusto così»

Impianti di risalita Spiace per una stagione che stava andando molto bene L’attenzione adesso è rivolta la personale che dovrà essere lasciato a casa

La doccia fredda è arrivata. Comprensori sciistici off limits fino al 3 aprile, in tutta la Lombardia, il che significa andare verso una chiusura anticipata della stagione dello sci. Perché se qualcuno, ancora, un poco ci spera, nessuno, in questo momento, osa ipotizzare una riapertura dopo il termine fissato per decreto, nonostante il fermo stagione ufficiale cada, per i più, al 13 aprile, e per Livigno, al 3 maggio.

«Il periodo pasquale è, per noi, sempre interessante - afferma Marco Garbin, direttore della ski-area Valchiavenna - anche perché abbiamo piste situate in alta quota, capace di reggere anche a una eventuale mitezza del clima primaverile. Tuttavia, ora come ora, sarebbe persino non etico fare previsioni di questo tipo. La salute è più importante del dato economico, anche se il riverbero in negativo, per la nostra società, ci sarà, e sarà importante. Un peccato, perché abbiamo avuto una buona stagione e, anche questa settimana, ha visto circa 3mila primi accessi nelle giornate di bel tempo di mercoledì e venerdì. Sabato, addirittura, 5.582 primi ingressi, lo ammetto, non facilmente gestibili con impianti a portata ridotta a un terzo per effetto delle restrizioni. Difficile evitare code e assembramenti. Abbiamo fatto tutto il possibile. Ripeto, la salute al primo posto, quindi, da ieri mattina, tutto chiuso». Stessa sorte per Pescegallo, in Valgerola, dove Marisa Paltrinieri, presidente Fupes, incassa il colpo, anche se, ammette, «fino all’ultimo eravamo pronti ad aprire, introducendo, però, ulteriori misure di contenimento del rischio per sciatori e operatori - precisa -. Mascherine ai nostri dipendenti impegnati su skilift e seggiovie e ulteriore contingentamento degli ingressi. Non sono stati necessari, perchè il decreto è arrivato. Va bene così, prima la tutela della salute dei nostri dipendenti e utenti. Peccato per la stagione, che è stata eccezionale. Vedremo dopo il 3, per ora camminiamo nei boschi».

In linea con la decisione governativa, da subito, il comprensorio di Aprica dove, sabato, si è registrata un’affluenza superiore a quella di tutti i sabati della stagione in corso. «Ci siamo resi conto subito che la situazione era insostenibile - afferma Domenico Cioccarelli, amministratore delegato della società impianti Magnolta -, perché inevitabile il formarsi delle code e degli assembramenti facendo girare gli impianti a scartamento ridotto. È stato un tale disastro che, tutti insieme, io, Fausto Bozzi, Lorenzo Sangianni e Armando Mutti, in serata, avevamo dato forfait prima che arrivasse lo stop definitivo col decreto ministeriale. Siamo in allarme dal punto di vista sanitario e non ci sono fatturati che tengano. Rincresce, perché il colpo che accusiamo è pesante, in quanto il marzo pesa per il 25% degli incassi, e, anche se la stagione è stata ottima, resta tutto il capitolo dei lavoratori, una sessantina, per i quali speriamo nella cassa integrazione e in un aiuto governativo. Stesso discorso per i dipendenti dei rifugi in quota, che hanno chiuso i battenti ieri, da subito, senza battere ciglio. Osiamo sperare in un’apertura a Pasqua, sempre allerta coronavirus permettendo».

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