Sci, c’è uno spiraglio
«L’apertura è possibile»

Il Dpcm consente la ripresa solo previa approvazione delle linee guida stabilite dalla Conferenza delle Regioni e validate dal Cts

La stagione dello sci vede uno spiraglio per la salvezza. Uno spiraglio lasciato aperto dal Decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri, accanto alla chiusura degli impianti. Nel nuovo Dpcm si legge infatti che «sono chiusi gli impianti nei comprensori sciistici; gli stessi possono essere utilizzati solo da parte di atleti professionisti e non professionisti, riconosciuti di interesse nazionale dal Comitato olimpico nazionale italiano (CONI), dal Comitato Italiano Paralimpico (CIP) e/o dalle rispettive federazioni per permettere la preparazione finalizzata allo svolgimento di competizioni sportive nazionali ed internazionali o lo svolgimento di tali competizioni».

La conferenza

La parte “interessante” arriva ora: «Gli impianti - si legge nel Dpcm - sono aperti agli sciatori amatoriali solo subordinatamente all’adozione di apposite linee guida da parte della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome e validate dal Comitato tecnico-scientifico, rivolte ad evitare aggregazioni di persone e, in genere, assembramenti».

Una conferenza che dovrebbe tenersi a breve e in cui si spera di arrivare a redigere un protocollo che verrà poi approvato dal Comitato, così che a dicembre le piste possano essere di nuovo frequentate sia da professionisti che da amatori.

Ma i tempi sono stretti, come confermano gli impiantisti, preoccupati per il futuro.

«Ormai siamo alle porte dell’apertura e non abbiamo nessuna garanzia che effettivamente potremo farlo - spiega Valeriano Giacomelli, amministratore delegato di Bormio Ski - Come possiamo cominciare a produrre neve artificiale o assumere i dipendenti che ci servono, in questo clima di incertezza? Bormio Ski al momento ha 29 persone assunte, che dovrebbero arrivare a 92/94 con l’inizio della stagione. E se il 24 novembre ci dovessero dire che la situazione non è migliorata e che le piste non si aprono, noi cosa facciamo? Chi ci ripaga di tutti i soldi spesi per l’innevamento, l’energia, i mezzi?».

La scadenza

Per poter far partire la stagione a inizio dicembre, si dovrebbe iniziare a lavorare a pieno regime al più tardi il 3 novembre, è quindi una corsa contro il tempo. Pochi sono i dubbi sul fatto che le Regioni troveranno un accordo, comunque, basti pensare che il presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini (governatore dell’Emilia-Romagna), aveva già chiesto di eliminare il testo relativo alla chiusura degli impianti di risalita, per una decisione che bloccherebbe un intero settore, almeno per la prima fase di una stagione invernale che rischia di essere compromessa. Tutto sta a vedere se il protocollo verrà “vidimato” dal Governo.

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