Santa Caterina in ginocchio
Il Gavia unica via d’uscita

Riunione fiume in Prefettura e toni accesi sulla frana del Ruinon in Valfurva. Dal passo Gavia a Ponte di Legno senso unico alternato da domani per evitare intoppi

La strada provinciale 29 che collega Bormio con Santa Caterina Valfurva resta chiusa e, al momento, l’unica alternativa resta il passo Gavia (da domani - verrà emessa un’ordinanza - percorribile a senso unico alternato fino a Ponte di Legno per far passare più agevolmente i camper e i mezzi più grossi), oltre alla strada agrosilvopastorale di emergenza, solo per gli autorizzati con mezzo 4X4.
L’emergenza frana del Ruinon - soprattutto dopo la caduta del masso di 90 metri cubi sulla strada provinciale alle 5 della mattina di martedì 20 agosto – è esplosa in tutta la sua gravità. Per la Provincia che si trova a gestire un’emergenza difficilissima, e per la Valfurva che fa i conti con una situazione di pericolo ed enormi difficoltà per il comparto turistico del territorio. Si capisce, dunque, che il vertice che si è tenuto oggi in Provincia a Sondrio non sia stato dei più semplici, anche per i toni che si sono più volte surriscaldati, senza che si sia arrivati ad una decisione definitiva su cosa fare nell’immediato futuro.
Posizioni troppo contrastanti fra l’Alta Valle, che vorrebbe che la strada fosse subito liberata per non restare isolata e per non penalizzare ulteriormente il turismo, e la Provincia che pensa alla sicurezza, prima di tutto. Iniziato alle 15, l’incontro è proseguito fino a sera. D’altra parte, il problema è «complesso», come ha detto più volte il presidente della Provincia, Elio Moretti.
«Il masso che si è staccato è uno dei tanti sul corpo frana e nessuno è in grado di dire se e quando cadranno – ha affermato -. Proprio per questo non è ipotizzabile per ora un disgaggio che comporterebbe la caduta del materiale che sta dietro. Al nostro fianco abbiamo tecnici bravi e preparati che stanno facendo serie valutazioni. Gli operatori della Valfurva mi hanno chiamato per chiedermi di far brillare il masso, ma non è possibile ridurre a questo la questione. Stiamo anche valutando un monitoraggio puntuale su ogni masso, ma non è comunque una sicurezza perché, se un sasso si stacca, impiega dai 30 secondi al minuto per arrivare a valle».
Insomma sarebbe un azzardo consentire di transitare sulla strada con questo rischio. In più «i massi che prima erano coperti dal materiale franoso che, in questi due mesi, pian piano è sceso, non hanno neppure più una protezione e non si è grado di dire quanto possano stare fermi o no». Insomma il tema è delicatissimo e qui si tratta di assumersi per tutti gli enti coinvolti, in primis la Provincia visto che la strada è provinciale, grosse responsabilità. «Nessuno si vuole sottrarre a questo – precisa Moretti -, ma sono decisioni che vanno ponderate. Inoltre, nel quadro generale, vanno considerati anche i servizi, come corrente elettrica e sottoservizi, che passano sotto la strada. Una caduta importante potrebbe provocarne l’interruzione. Quindi stiamo affrontando il tema di anticipare un’eventuale interruzione della corrente creando un bypass o una soluzione alternativa». In ultima analisi «la strada resta chiusa, perché non ci sono le condizioni di sicurezza per mandare una ditta a lavorare per sgomberarla».

Una situazione insostenibile per Valfurva. «Abbiamo chiesto risposte concrete - sottolinea il vicesidnaco Luca Bellotti -, disponibili ad attivarci da subito ma, purtroppo, tante le domande senza risposta. Ci siamo messi a disposizione, abbiamo chiesto soluzioni e ci siamo detti pronti a fare, ancora una volta, la nostra parte. Dateci le soluzioni e siamo pronti ad attivarle». Risposte per ora non ne sono arrivate. «La strada provinciale rimane chiusa – ha sottolineato il vicesindaco - e non sappiamo per quanto: questo è il vero problema».

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