Sanità, Valle sempre più divisa
«Il piano dei Comuni? Contro legge»

Giuliano Pradella, del Comitato pro sanità di montagna, smonta il progetto presentato da 71 sindaci su 77

Sondrio

Unitario sì, di mediazione fra i sindaci, anche, salvo quelli dell’Alta Valle che non hanno preso parte alla sua redazione, però, “di basso profilo”.

Bocciato in partenza il “Documento unitario di riqualificazione della rete ospedaliera e territoriale di Valtellina, Valchiavenna e Alto Lario”, controfirmato da 71 sindaci della provincia di Sondrio, da parte di Giuliano Pradella, coordinatore del gruppo di lavoro tecnico-scientifico del Comitato a difesa della sanità di montagna.

Dall’inizio

«Già l’incipit, diciamo così, le considerazioni di carattere generale, in testa al documento, mi lasciano allibito - attacca Pradella -. Non capisco come ci si possa svincolare da un’interpretazione “macro”, che si riferisca al complesso del territorio dell’Ats della Montagna, con tutti i suoi centri erogatori di servizi, siano pubblici, siano privati, convenzionati».

«Esiste una legge, la 23 dell’11 agosto 2015 - insiste Pradella - che indica nell’armonizzazione fra erogatori pubblici e privati la strada da percorrere per cercare di rispondere a più bisogni di salute possibile. Oggi non possiamo più prendere a riferimento la provincia di Sondrio, e basta. E non possiamo farlo perchè sono state costituite Ats, Agenzie di tutela della salute, che ragionano diversamente, che cercano di dare risposte a bacini di utenza maggiori, di almeno 250mila abitanti (il nostro ne ha 298.685, nda). E ci mettono tutto. Il pubblico e il privato convenzionato. Che senso ha non considerare l’apporto dell’ospedale di Gravedona perchè è privato convenzionato? L’utente ci va, come va negli altri ospedali pubblici, e non paga, perchè interviene sempre il Servizio sanitario nazionale. Se ragioniamo in questo modo, allora, non dobbiamo considerare il San Raffaele, l’Humanitas, la Gavazzeni, il San Donato... non so che senso abbia la cosa».

Ma non è tutto. Nel mirino c’è anche la proposta, contenuta nel documento unitario, di prevedere le Alte Specialità, ovvero Neurochirurgia, Chirurgia toracica e Chirurgia vascolare, sia su Sondrio sia su Sondalo.

Contro legge

«Impraticabile, - assicura Pradella -. E contro legge. Perchè, anche qui, i paletti sono chiari, e ce li mette il decreto ministeriale numero 70 del 2015 che parametra l’offerta ai bacini di utenza. Anche in modo stringente. E noi siamo già, ora come ora, con le Alte Specialità presenti sia a Gravedona, sia a Sondalo, fuori da questi parametri. Vogliamo passare da due a tre centri di erogazione di Neurochirurgia, Chirurgia toracica e vascolare, mettendoci anche Sondrio? Per me la proposta è irrealizzabile, sia perchè fuori parametri, sia perchè trovare il personale dedicato è molto difficile. Si fa fatica già così a trovarne, di disponibile, sul mercato...».

Il potenziamento, poi, dell’Oncologia, così come indicato nel documento unitario dei sindaci, che passi anche per la multidisciplinarietà garantita dalle Alte Specialità, per Pradella, non è la strada da seguire.

«La verità è che mancano strumentazioni da tempo attese e annunciate, ma mai introdotte, come la Pet - dice - che sarebbero, invece, fondamentali per dare una risposta vera ai bisogni delle persone. Perché sono tanti i valtellinesi costretti ad andare fuori provincia, per esempio, per fare questo esame. E sono sempre più coloro che si fanno curare altrove. Perchè? Non penso sia perchè manchi l’apporto delle Alte Specialità».

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