«Sanità, tecnici incapaci»
e colpe della politica
Il tornado Pradella

La manifestazione per il Morelli Pesante attacco«Sono entrati nella stanza dei bottoni estendendo il loro potere su tutto l’assetto ospedaliero»

Ennesima sonora bocciatura quella giunta dalla componente tecnica del Comitato a difesa della sanità di montagna - Io sto col Morelli, presente in gran spolvero al campo sportivo di Sondalo, domenica sera, per una manifestazione destinata a rimanere negli annali. Sul palco, ad “aprire le danze”, il loro referente. Un Giuliano Pradella tanto carico, quanto concreto. Determinato a non cedere terreno all’“avversario” che ha un nome e cognome, anzi due nomi e due cognomi, «diventati, nelle ultime ore - ha precisato Pradella -, forse tre. E mi riferisco a Massimo Sertori, nominato assessore alla Montagna, un assessorato di cui, a questo punto, arrivo a dire, ne avremmo fatto anche a meno, a Giulio Gallera, assessore al Welfare, e ad un commissario della Lega, un certo Fabrizio Turba, che, dopo dieci mesi di coma è ricomparso e ha spiegato, lui, come stanno le cose. Ha capito tutto, ma, purtroppo, non si è documentato...».

Questi gli avversari politici, ma a premere, a Pradella, sono quelli tecnici, definiti, senza mezzi termini, degli «incapaci», ha detto. «Perché questi sei sindaci, che sono qui con noi questa sera e coi quali lavoriamo, insieme, da dieci mesi, loro sì che hanno capito molto bene come stanno le cose, tanto che, a questo punto, ne sanno più di me. E non solo più di me, ma più di quelli che dirigono la sanità di casa nostra. Ne sanno molto di più dei direttori generali dell’Ats e dell’Asst, dalla cui gestione è sortita una situazione vergognosa».

Ma il nemico numero uno, se così si può dire, quel rospo che a Pradella proprio si ferma in gola, «sono i tecnici che amministrano la sanità regionale - ha detto -. Che quando io, in Regione, lavoravo alla messa a punto di un servizio di emergenza e urgenza in elisoccorso, 118, primordiale (perché a Pradella si deve la creazione di questo servizio certamente nodale a tutela della salute delle persone, nda), loro mi venivano appresso, in calzoncini corti, a cercare di imparare. Erano degli incapaci allora e tali sono rimasti. Solo che, a poco a poco, sono entrati nella stanza dei bottoni e si sono arrogati il diritto di estendere la loro longa manus su tutto l’assetto ospedaliero, arrivando a permeare l’organizzazione dei dipartimenti aziendali in nome dell’emergenza e urgenza. Una cosa inaccettabile. Perché la sanità non è fatta solo di 118».

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