Cronaca / Sondrio e cintura
Martedì 05 Luglio 2016
Salto nel vuoto. Muoiono in due sul Disgrazia
Sul versante Nord: un piede in fallo e la scivolata fatale. Non c’è stato nulla da fare per due alpinisti bergamaschi
Erano esperti, ben equipaggiati, molto ben preparati ad affrontare l’ascensione al Disgrazia che riserva diverse difficoltà dovute a quei saliscendi in cresta lungo la “Normale”, la via alpinistica tanto impervia quanto affascinante.
Un piede in fallo, la gamba slitta sulla neve marcia e il salto nel vuoto. Con uno che ha trascinato l’altro. Non c’è stato nulla da fare per Roberto Rota, classe 1979, e per il compagno di cordata Fabio Noris, del 1981, entrambi della provincia di Bergamo. I loro corpi li hanno trovati ai piedi della ripida parete, 400 metri più sotto, sul versante Nord del Disgrazia, quello per intenderci che guarda Chiareggio, in Valmalenco. Una fine orribile, avvenuta sotto gli occhi atterriti e impotenti degli altri due compagni (uno di loro, peraltro, è fratello di Rota) che li seguivano con una seconda cordata. A loro non è rimasto che chiedere aiuto via cellulare al 118 di Bergamo, che immediatamente ha coordinato i soccorsi.
L’allarme è scattato domenica mattina verso le 9,30. Mezz’ora dopo, in cresta, l’intervento: l’elicottero del 118 ha portato in quota una squadra del soccorso alpino di Chiesa in Valmalenco, oltre ai tecnici in servizio all’aviosuperficie. I volontari si sono subito messi al lavoro, mentre i due alpinisti rimasti in cresta, entrambi sotto choc, sono prima stati aiutati da un volontario del distaccamento Lariano, che si trovava lì per un’ascensione, e poi elitrasportati sino alla base di Caiolo, dove hanno potuto fornire le informazioni utili alla Procura che ha subito dato il nulla osta al recupero.
Le salme dei due alpinisti sono poi state ricomposte alla camera mortuaria di Sondrio, dove ieri pomeriggio sono arrivati i parenti da Bergamo.
I quattro alpinisti erano arrivati sabato sera in Valtellina, per la precisione in Valmasino, dove hanno pernottato al rifugio Ponti, situato a poco più di 2.500 metri di quota. Una base ideale per attaccare il Disgrazia lungo la Normale. Al mattino di buon’ora, verso le 5, la comitiva si è messa in marcia, e dopo 4 ore e mezza aveva già raggiunto la cima a 3.678 metri. Un panorama fantastico, un cielo terso. La foto di gruppo e poi la discesa.
L’incidente si è verificato sulla via del ritorno, dopo pochi minuti di marcia. Non erano soli in cresta i quattro bergamaschi ieri mattina, ma c’erano ameno venti persone. Diverse comitive, insomma, molte delle quali sono salite direttamente da Predarossa. Il periodo del resto è l’ideale per compiere quest’ascensione che riserva passaggi di terzo grado non proibitivi, ma decisamente impegnativi e i quattro bergamaschi erano ben preparati per affrontare questa montagna. Non però una simile e drammatica fatalità, che ha strappato quelle due vite, trascinandole nel vuoto una dopo l’altra.
Sull’accaduto indagano ora gli uomini della guardia di finanza di Sondrio, chiamati a stilare il verbale che finirà sul tavolo della Procura, tenuta ad aprire un’inchiesta. Anche i carabinieri di Chiesa in Valmalenco hanno dato il loro supporto. Il Disgrazia ancora una volta ha tenuto fede al proprio nome. Diverse infatti le vittime negli ultimi anni. L’ultima risale al maggio 2015, quando un’alpinista tedesca di 31 anni è morta mentre stava scendendo a valle, finendo in un canalone, dopo un volo di circa 300 metri. Ma la tragedia più devastante resta quella del settembre di due anni fa quando 4 alpinisti - erano in sei in comitiva - morirono dopo un volo di 700 metri tra cenge e crepacci, giù per il canalone Schenatti fino al ghiacciaio di Predarossa.
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