Riparte la scuola
Oggi si capisce
se il sistema regge

Il viaTrasporti, professori mancanti e norme anti Covid In classe 23mila studenti, il problema della quarantena

Scatta l’ora x con la ripartenza della scuola valtellinese e valchiavennasca alla prova del nove.

Con tutti i se e tutti i ma che un’emergenza sanitaria impone, questa mattina quasi tutti gli istituti, dalla primaria alle superiori, riaprono i battenti per accogliere, dopo sei mesi di “assenza”, gli oltre 23mila studenti. Trentadue istituzioni scolastiche da Livigno a Madesimo, oltre 200 plessi che si ripopolano e si rianimano, con 440 cattedre scoperte e le mascherine arrivate da Roma all’ultimo momento sufficienti neanche per una settimana.

Il protocollo

Eppure, in questi mesi estivi, in provincia, in primis l’Ufficio scolastico territoriale di Sondrio (Ust), dai presidi ai docenti, dal personale Ata agli enti locali, dalle istituzioni alla prefettura, dalle agenzie di trasporto alle organizzazione sindacali si è lavorato, in una corsa frenetica contro il tempo, cercando di seguire le disposizioni, che da Roma in piena estate sono arrivate a fasi alterne e, talvolta, in maniera contraddittoria.

Insomma non è stato semplice, ma ognuno ha cercato di fare la sua parte e di tranquillizzare le famiglie, spiegando come comportarsi.

Un rientro in massa, che impone rispetto di regole dettate dal ministero dell’Istruzione per evitare qualsiasi tipo di contagio da Covid-19: mascherina sul volto, con una di ricambio nello zaino. Distanziamento in classe e non solo. In aula un metro d’altro, due dalla cattedra. Così come due metri dovrà essere la distanza in palestra con i giochi di squadra e contatto lasciati - almeno per il momento - obbligatoriamente in panchina.

E ancora: gel per le mani in ogni dove. All’entrata della scuola, dell’aula, nei servizi igienici, in palestra. E prima di uscire di casa, imperativo categorico, provare la febbre: se la colonnina di mercurio segna 37,5 gradi a scuola non si va. Idem se la temperatura sale quando si è in aula. In quel caso, come disposto dall’Istituto superiore di sanità, scatta il piano di verifica. Prima isolamento del sospetto caso in un’aula soprannominata Covid con un docente referente. Immediata la chiamata alla famiglia che dovrà intervenire quanto prima per innanzitutto per riportare a casa il proprio figlio, contattando il pediatra o medico di riferimento e l’Ats della montagna, che deciderà il da farsi.

Mascherine e distanze

Dovessero i sintomi far presupporre un contagio da coronavirus, si procederà di conseguenza. Con il rischio di mettere in quarantena preventiva – in attesa dell’esito del tampone – un’intera classe con il docente che era presente, che non potrà insegnare a distanza. Per lo meno non prima di conoscere l’esito, essendo considerata la quarantena preventiva malattia. Con tutto quel che ne consegue per la riorganizzazione di un piano orario delle lezioni.

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