Riordino sanitario, quaranta milioni per i due ospedali

Trenta milioni per Sondrio, dieci per il Morelli. Le cifre comunicate durante l’incontro con i sindacati. Cgil, Cisl e Uil chiedono di riattivare il tavolo territoriale.

Quaranta milioni di euro: trenta per l’ospedale di Sondrio e dieci per gli interventi sul Morelli di Sondalo. Sono queste le cifre del progetto di riqualificazione della rete ospedaliera locale così come comunicate ai sindacati nel corso dell’incontro con i direttori generali dell’Asst e dell’Ats e con i tecnici del Politecnico di Milano, responsabili dello studio. Dalla presentazione della proposta ai sindaci è la prima volta - l’assessore Giulio Gallera al termine della seduta si era limitato ad un vago «investimenti milionari» - che vengono fornite cifre ufficiali sugli interventi necessari sulle due strutture cardine della rete: Sondrio, futura sede del Dea di secondo livello con la centralizzazione di alcune alte specialità attualmente presenti a Sondalo e il Morelli destinato ad una vocazione riabilitativa e a diventare la sede del Dipartimento di emergenza montagna (Traumatologia) soprattutto per rispondere ai flussi turistici della zona.

«Fondi ci hanno detto - riportano in una nota stampa congiunta i responsabili delle tre sigle sindacali Michela Turcatti (Cgil), Marco Contessa (Cisl) e Giuseppe Sergi (Uil) - che serviranno per le opere di messa a norma e di miglioramento delle strutture così da avere una migliore e più efficace gestione degli aspetti logistici e alberghieri». Insieme a questo le direzioni strategiche dell’Asst e dell’Ats hanno ribadito l’attenzione posta dal piano sulla parte territoriale - «troppo spesso dimenticata in precedenza» dicono i sindacati - con il completamento del percorso della presa in carico dei pazienti, con il nuovo progetto delle degenze di comunità (avanzate e di base) e con un rinnovato impegno sulla telemedicina, «temi sui quali - tengono a rimarcare le sigle sindacali - auspichiamo una maggior concretezza rispetto al passato». Anche perché sono gli stessi dati contenuti nel documento del Politecnico ad evidenziare, in riferimento ai troppo numerosi accessi al Pronto soccorso, l’incapacità dei servizi territoriali ad intercettare i bisogni della popolazione. Aspetto sul quale influisce, e non poco, anche la carenza di medici di medicina generale e di infermieri. Ai sindacati è stata inoltre ribadita la centralità e l’importanza delle attività di Emergenza ed urgenza, «con la garanzia - spiega Turcatti - non solo del mantenimento, nonostante i costi molto alti, ma dell’incremento della rete territoriale di Ats sia per quanto riguarda i mezzi che il personale coinvolto».

Linee generali del progetto di riordino sulle quali, proprio come gli amministratori, i sindacati si riservano maggiori approfondimenti (il materiale è stato loro fornito dopo l’incontro) anche attraverso il confronto con Ats e Asst «per quanto riguarda gli aspetti operativi e le conseguenze su lavoratori e cittadini, poiché alcune scelte annunciate - così formulate - non appaiono del tutto comprensibili». Fin da subito però Cgil, Cisl e Uil chiedono al presidente della Provincia di riattivare il Tavolo territoriale della sanità, «da sempre luogo di analisi, discussione e sintesi», dove Valtellina e Valchiavenna «possano valutare i giusti correttivi da apportare alla proposta e dialogare con la Regione in modo unito e compatto: più saremo divisi a livello territoriale più a livello regionale decideranno autonomamente». Con un monito: «L’assenza della ripresa del confronto comporterà, oltre alle responsabilità politiche, un ulteriore indebolimento del nostro sistema sanitario provinciale con il conseguente allontanamento dei professionisti e dei pazienti».

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